Balneari, quella voglia matta di gare di chi vuole rubare il lavoro altrui

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di Vincenzo De Michele

Imperversando sulla dorsale adriatica in difesa dei balneari, partendo dal mio Gargano, passando per S. Benedetto del Tronto dall’amico Giuseppe Ricci, per finire a Rimini all’eccellente bagno 42 Tripoli all’incontro del 2.5.2023 organizzato dall’amico Gabriele Boldrini, ho potuto finalmente constatare che anche la stampa nazionale sta cominciando a prendere atto che la sentenza della Corte di giustizia AGCM del 20.4.2023 è molto positiva per la tutela dei diritti dei concessionari balneari, confermando la compatibilità con il diritto dell’Unione delle nuove norme introdotte dal Parlamento e dal Governo a guida Meloni, con la legge n.14/2023 di conversione del decreto legge milleproroghe n.198/2022.
Il giornalista del Resto del Carlino che ha firmato l’articolo riportato nell’edizione del 3.5.2024 del giornale nazionale ha fedelmente riportato il mio intervento in favore della categoria dei balneari nella città di Fellini, nell’incontro organizzato da Boldrini.
Per il resto, dai diretti interessati ho raccolto tanta amarezza e la sensazione di grande confusione, per i ripetuti attacchi al settore con tanta voglia di piccoli e grandi speculatori di portare alla svendita delle concessioni, per la paura di gare che non potranno mai esserci. Per scelta legislativa del Governo e del Parlamento che non può essere più modificata, e che porta, con la neutralizzazione degli effetti della legge Draghi sulla concorrenza n.118/2022, al prolungamento formale della durata delle concessioni demaniali marittime (ma anche lacuali e fluviali) fino al 31 dicembre 2025 (e non fino al 31.12.2024 come erroneamente affermato dai più per una pessima lettura del nuovo dato legislativo), mentre in realtà il blocco delle gare fino all’emanazione di decreti legislativi di riordino del settore che non possono più essere adottati per scadenza della delega, come previsto dall’art.1 comma 8 della legge n.14/2023, consente di sostenere che ormai le concessioni balneari sono a tempo indeterminato e non vi sono motivi di cambiare questo nuovo regime.
Non vi saranno più gare, anche se la maggior parte dei commentatori sostiene il contrario e richiama proprio la sentenza della Corte di giustizia del 20 aprile 2023 a conforto della tesi dominante.
Per la verità, l’unico commento scientifico sulla situazione, che merita di essere citato, oltre quello che mi accingo a pubblicare, viene dal Presidente aggiunto del Consiglio di Stato, il dott. Carmine Volpe, che era anche componente del Collegio dell’Adunanza plenaria del CdS delle due sentenze del 2021, che hanno stabilito che le concessioni demaniali marittime avrebbero dovuto cessare entro il 31 dicembre 2023, per essere messe a gara, come poi disposto dalla legge Draghi sulla concorrenza.
Si comprende benissimo dall’autorevole scritto del Presidente Volpe che la posizione del Consiglio di Stato non è stata condivisa dalla Corte di giustizia e che abbia prevalso nella decisione dei giudici comunitari la linea di chi, come il Tar Lecce di Pasca e il Governo Meloni, ha voluto difendere i diritti dei concessionari balneari. Insomma, il Consiglio di Stato ha ammesso attraverso uno dei suoi massimi esponenti che la Corte europea non ha ritenuto corretta la decisione della Adunanza plenaria di sostituirsi al legislatore e alla stessa Corte di giustizia per applicare la Bolkestein in via diretta, sulla base di un’erronea interpretazione del diritto dell’Unione.
La mappatura della costa a livello nazionale, per verificare la scarsità o meno della risorsa naturale, prevista dalla legge con scadenza della delega ora al 27 luglio 2023, era legata alle gare, per verificare comunque la disponibilità di altre aree concedibili.
Sotto questo ultimo aspetto la mappatura è attività di alta amministrazione indispensabile per le nuove concessioni, fermo restando che per le concessioni in corso non vi è spazio per gare o per interventi sostitutivi dei titolari delle concessioni, salvo il caso di revoca.
D’altronde, al punto 73 della sentenza del 20 aprile 2023 la Corte ha confermato che le concessioni demaniali marittime assegnate prima del 28 dicembre 2009, che sono la stragrande maggioranza di quelle in corso, non entrano comunque nel campo di applicazione della Bolkestein e quindi dell’art.12, neanche per le proroghe delle concessioni, che peraltro sono disciplinate da altra direttiva sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, la 2014/23/UE.
Quindi, al di là delle chiacchiere di molti malinformati o incompetenti, i diritti acquisiti per legge dai concessionari non potranno più essere toccati.

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