Concessioni demaniali marittime: il confronto tra Italia e Spagna sul fronte delle infrazioni europee
La gestione delle concessioni demaniali marittime, in particolare quelle relative alle spiagge, rappresenta un nodo cruciale per diversi Stati membri dell’Unione Europea, chiamati a conformarsi alla direttiva 2006/123/CE sulla libera prestazione dei servizi (c.d. Direttiva Bolkestein). In tale contesto, Italia e Spagna si trovano entrambe coinvolte in procedure di infrazione da parte della Commissione europea, sebbene con percorsi e sviluppi differenti.
La posizione dell’Italia: tra infrazione e fermento normativo
L’Italia è da anni sotto la lente di Bruxelles per la gestione delle concessioni balneari. Il problema centrale è costituito dalla proroga automatica delle concessioni demaniali, spesso disposta con legge, in aperta violazione del principio di trasparenza e concorrenza sancito dalla direttiva Bolkestein.
La Corte di Giustizia dell’UE si è espressa in più occasioni, dalla nota sentenza Promoimpresa del 2016 fino alle più recenti decisioni. Con l’ordinanza del 4 giugno 2025 (C-464/24), la Corte ha ribadito, ancora una volta, che:
«Le concessioni demaniali marittime gestite per finalità turistico-ricreative rientrano nell’ambito di applicazione dell’art. 12 della direttiva 2006/123, anche qualora il titolare non svolga una prestazione di servizi in favore dell’amministrazione, ma un’attività economica in un’area demaniale statale».
Inoltre, la Corte ha chiarito che anche le concessioni originariamente rilasciate prima del 28 dicembre 2009, ma rinnovate dopo tale data, sono soggette alla direttiva. Il momento del rinnovo è dunque determinante ai fini dell’applicazione del diritto europeo.
A seguito di pressioni crescenti, il Consiglio di Stato, con le pronunce gemelle del novembre 2021 (nn. 17 e 18), ha dichiarato illegittime le proroghe automatiche, fissando al 31 dicembre 2023 il termine ultimo di validità delle concessioni senza gara. La giurisprudenza italiana e l’attività legislativa (Legge Concorrenza n. 118/2022) hanno progressivamente spinto verso un riordino del sistema, sebbene l’attuazione effettiva sia ancora in ritardo.
La situazione spagnola: stallo normativo e incertezza interpretativa
In Spagna, la materia è regolata dalla Ley de Costas (Legge n. 22/1988), modificata nel 2013 per permettere la proroga delle concessioni fino a 75 anni, misura molto criticata a livello europeo.
La procedura di infrazione contro la Spagna è stata avviata solo nel febbraio 2023. La Commissione europea contesta l’assenza di gare e la durata eccessiva delle concessioni, in contrasto con la direttiva Bolkestein. Tuttavia, a differenza dell’Italia, non vi sono state sentenze interne vincolanti né significativi interventi legislativi o amministrativi. Il tema non ha assunto centralità nel dibattito politico e giuridico, e la questione resta in una fase di incertezza normativa.
Differenze principali tra Italia e Spagna
Aspetto | Italia | Spagna |
---|---|---|
Proroghe automatiche | Varie leggi (fino al 2033), dichiarate illegittime dalla CGUE e dal Consiglio di Stato | Proroghe fino a 75 anni previste dalla Ley de Costas |
Giurisprudenza UE rilevante | Promoimpresa (2016), CGUE C-348/22 (2023), CGUE C-464/24 (2025) | Non rilevate sentenze recenti della CGUE specifiche sulla Spagna |
Giurisprudenza nazionale | Sentenze Ad. Plenaria CdS (2021), TAR e CdS attivi | Assenza di interventi giurisprudenziali definitivi |
Riforme legislative | Legge Concorrenza 2022, ma attuazione in ritardo | Nessuna riforma post-infrazione |
Procedure di infrazione | Attiva da oltre un decennio | Attivata nel 2023 |
Attualità del dibattito | Centrale nel contenzioso e dibattito pubblico | Marginale |
Conclusione
Il confronto tra Italia e Spagna sul tema delle concessioni balneari mostra due livelli diversi di evoluzione normativa e giurisprudenziale. In Italia, grazie anche all’ordinanza della CGUE del giugno 2025, la giurisprudenza europea ha consolidato l’interpretazione dell’incompatibilità delle proroghe automatiche con il diritto dell’UE, spingendo sempre di più verso la necessità di gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni.
La Spagna, invece, resta in una fase di sostanziale inerzia normativa, dove la questione è aperta ma ancora lontana da un confronto effettivo tra diritto interno e diritto europeo.
Il confronto tra Italia e Spagna sul tema delle concessioni balneari mostra due livelli diversi di evoluzione normativa e giurisprudenziale. In Italia, grazie anche all’ordinanza della CGUE del giugno 2025, la giurisprudenza europea ha consolidato l’interpretazione dell’incompatibilità delle proroghe automatiche con il diritto dell’UE.
La Spagna, invece, resta in una fase di sostanziale inerzia normativa, dove la questione è aperta ma ancora lontana da un confronto effettivo tra diritto interno e diritto europeo.