La sentenza Crispoltoni: un pilastro contro la retroattività nel diritto UE

Nel 1991 la Corte di giustizia dell’Unione europea si è pronunciata in una causa che avrebbe segnato un punto fermo nella tutela della certezza del diritto: la C‑368/89, Crispoltoni.

Il caso nasce in Italia, dove Antonio Crispoltoni, coltivatore di tabacco, si trovò coinvolto in una controversia con la Fattoria autonoma tabacchi di Città di Castello. Al centro della disputa vi erano due regolamenti comunitari che modificavano le condizioni di produzione e commercializzazione del tabacco. Il problema? Le nuove regole incidevano su contratti e attività già avviate, mettendo in discussione decisioni prese dai coltivatori sulla base della normativa precedente.

Il giudice italiano chiese quindi alla Corte di giustizia se tali regolamenti potessero avere effetti retroattivi. La risposta fu netta: no. La Corte affermò che il diritto dell’Unione si fonda sul principio di certezza del diritto e sulla tutela dell’affidamento legittimo. I cittadini devono poter contare sulla stabilità delle norme vigenti al momento in cui prendono decisioni economiche o giuridiche.

La sentenza stabilì che:

  • le norme UE non possono applicarsi retroattivamente in modo sfavorevole,
  • eventuali effetti retroattivi devono essere chiaramente previsti e giustificati,
  • la retroattività è ammissibile solo se non lede i diritti acquisiti o se risulta favorevole al soggetto interessato.

Implicazioni

  • Prima della trasposizione, lo Stato deve evitare atti che compromettano gli obiettivi della direttiva, ma non può applicarla direttamente ai privati né incidere retroattivamente su posizioni consolidate.
  • Dopo la trasposizione, le regole si applicano per il futuro secondo il diritto attuativo e l’interpretazione della Corte, senza travolgere fatti anteriori in assenza di una clausola chiara e giustificata di retroattività

Con Crispoltoni, la Corte consolidò un principio che ancora oggi guida l’interpretazione delle direttive e dei regolamenti: il diritto europeo guarda al futuro, non al passato.

La Corte collega il divieto di retroattività alla certezza del diritto e al rispetto dell’affidamento nei confronti degli atti normativi dell’Unione. Di seguito sono riportate citazioni testuali della Corte di giustizia che esprimono il principio di non retroattività, specialmente come corollario della certezza del diritto e della tutela del legittimo affidamento.​

Questo articolo ha 3 commenti

  1. Renzo Sciavilla

    👍 Assolutamente sì, d’altronde, se così non fosse, Spagna, Croazia, Grecia, Portogallo, (nostre principali competitor europei nell’ industria del turismo balneare), non avrebbero potuto VIETARE nelle loro Nazioni, LA RETROATTIVITÀ DELLA “famosa” DIRETTIVA. Pertanto, quanto sta accadendo in Italia, è semplicemente ASSURDO, andrebbe indagato al più presto!

  2. Raffaello Giovannini

    Si, sarebbe opportuno indagare, con un Procuratore Serio e coscenzioso sicuramente non “Prezzolato” che si prenda la briga di indagare su tutta la FILIERA, dai Tar, al Consiglio di Stato, e alla Corte di giustizia Europea,, per trovare i Giudici prezzolati che potrebbero essere stati corrotti, perché non è facile trovare tutte queste istituzioni tutte d’accordo per dichiarare un risulultato che va contro ogni logica e legale considerazione⁉️😡😠🤬

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