Capacchione, (Sib): “Contro i balneari vergognosa campagna basata su dati falsi e fuorvianti”.

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Altro che 15 miliardari di incasso e 100 milioni di spese! È del tutto evidente che sia in atto, da parte di qualche fazioso organo di stampa, una campagna di criminalizzazione del settore e di tutti coloro che si stanno adoperando a suo sostegno. Essa si fonda su dati falsi e fuorvianti. Per quanto riguarda i dati sui cosiddetti guadagni miliardari dei titolari degli stabilimenti balneari si è fatto riferimento – travisandolo completamente – esclusivamente a uno studio fatto nel 2004 da Nomisma e finalizzato a giustificare un intervento di protezione della costa dal fenomeno erosivo da parte della Regione Lazio. Ebbene in questo studio non si fa in nessun modo riferimento ai presunti guadagni miliardari dei balneari ma solo al valore aggiunto che la balneazione produce all’interno di una metà marina.

Cioè a quanto una località marina ricava dalla presenza della balneazione. Più precisamente al denaro che quotidianamente corrisponde un turista per soggiornare in una località marina. In maniera ancora più chiara alle spese che i turisti per i diversi settori di quella località: dagli alberghi ai bar; dal taxista al fruttivendolo; e si potrebbe continuare. Tutte queste spese sono state stimate da nomisma all’epoca in 13 miliardi.

Aver contrabbandato questa stima quale giro d’affari o addirittura guadagno dei balneari è non solo fuorviante ma del tutto falso. Per quanto riguarda invece a quanto versano i balneari – i famosi 100 milioni – anche questo è un dato fuorviante.

Il canone indicato:

  • a) non comprende quello di alcune Regioni come la Sicilia che riscuote direttamente;
  • b) non comprende anche quello versato (dal 10 al 150 per cento in più) alle singole Regioni quale sovrattassa sul canone;
  • c) rientra in un trattamento fiscale assai penalizzante per gli stabilimenti balneari.

A quest’ultimo proposito si sottolinea che gli stabilimenti balneari italiani versano, rispetto a tutte le imprese turistiche italiane, più del doppio: il 22 per cento di Iva invece del 10. Quelle balneari sono gli unici affittuari a pagare l’Imu. I balneari pagano la tassa per la raccolta dei rifiuti per tutto l’anno mentre li producono solo d’estate. E si potrebbe continuare in un trattamento fiscale penalizzante di questa categoria non solo vessata ma anche ingiustamente offesa e vilipesa. Altro che capitani d’impresa dai forzieri ricolmi. Solo onesti lavoratori tartassati come tanti, precari da troppo tempi e attualmente minacciati di perdere non solo il lavoro ma persino di vedersi confiscare senza indennizzo i propri beni.

Studio Fipe

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