Concessioni, Santa Maria del Cedro: “A breve via alle proroghe di un anno”

La Giunta del Comune di Santa Maria del Cedro è pronta a predisporre le proroghe di un anno delle concessioni del demanio la cui scadenza, per legge, è prevista il 31 dicembre 2023.

L’amministrazione comunale di Santa Maria del Cedro comunica che in vista della scadenza della validità delle concessioni demaniali fissata alla data del 31.12.2023, in ossequio al contenuto dell’art. 3 della Legge 5.08.2022 n. 118, la giunta darà a giorni indirizzo al responsabile del settore demanio, ing. Claudio Adduci per predisporre quanto necessario per addivenire alla proroga delle concessioni in essere sino alla data del 31.12.2024.

E infatti la Legge 5.08.22 n. 118 prevede espressamente che allorquando vi siano ragione oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva o difficoltà legate all’espletamento delle procedure di gara, l’autorità competente con atto motivato può differire la scadenza delle concessioni in essere per il tempo necessario alla conclusione della procedura.

Aggiunge la norma che fino a tale data l’occupazione dell’area demaniale da parte del concessionario è legittima anche in relazione all’art. 1161 del codice della navigazione. Ancora una volta i Sindaci e le amministrazioni comunali, così come i responsabili degli uffici tecnici comunali, si devono sostituire al “governo centrale” che a 3 mesi dalla scadenza della validità dei titoli concessori non ha affrontato la problematica e non ha dettato i principi e le linee guida ai quali le amministrazioni comunali devono attenersi sia con riferimento al contenuto delle gare che ai diritti di chi oggi è titolare di concessione demaniale e di strutture turistico ricettive.

Senza dimenticare che nel silenzio “governativo” gli uffici comunali “dovrebbero” in soli 3 mesi procedere al compimento dell’intero iter previsto dalla normativa di riferimento ovvero pubblicare il bando (senza riferimenti normativi), procedere all’espletamento delle procedure di gara, determinare l’indennizzo in favore di chi oggi è titolare di concessione demaniale. Resta inteso che qualora “la politica alta” dovesse intervenire in materia, l’amministrazione comunale e l’ufficio demanio si adegueranno alle decisioni provenienti dall’alto.

In questa fase di totale immobilismo da parte del governo centrale che in materia “tanto ha promesso” ai titolari di concessioni demaniali compito di una amministrazione comunale è quello di tutelare non solo gli imprenditori del settore turistico e i lavoratori ma soprattutto tutelare la propria comunità che come quella di Santa Maria del Cedro vive di turismo e che se rimossi gli stabilimenti balneari ad oggi presenti sul litorale alla data del 31.12.2023, non potrebbe garantire per la primavera/estate nell’anno 2024 quei servizi essenziali e fondamentali che assicurando la presenza sul territorio di turisti.

Concessioni: “Se la risorsa non è scarsa viene meno la scadenza del 31/12/2023”

Un comparto di 30.000 imprese e, un po’ tutta l’Italia, guarda alla scadenza delle concessioni fissata al 31/12/23 dall’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato che, chiamata a pronunciare sull’anticomunitarietà della proroga automatica disposta per legge al 31/12/2033, la ha di fatto “concessa” per un periodo minore, appunto, sino al 31/12/2023.
In disparte i possibili profili di “invasione del potere legislativo” che pure saranno valutati dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, un dato è certo: se la risorsa non è scarsa, viene meno la premessa logica della pronuncia e, quindi, l’obbligo di mettere a gara le concessioni in essere, potendosi consentire l’accesso dei terzi al mercato con l’affidamento della risorsa a
disposizione.

Fulcro e premessa logica della decisione del massimo consesso della Giustizia Amministrativa è l’assunto che le aree demaniali a disposizione di nuovi operatori economici sono caratterizzate da una notevole scarsità, acclarata sulla base dei dati forniti dal SID del Ministero delle Infrastrutture secondo cui quasi il 50% delle coste sabbiose è occupato da stabilimenti balneari, con picchi che in alcune Regioni (come Liguria, Emilia-Romagna e Campania) arrivano quasi al 70%.
Ma così non sembra essere una volta che, da quanto apprendesi d’autorevole stampa nazionale, il dato che sta emergendo dai lavori del tavolo tecnico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, è che “ci sono molti spazi liberi” che si attesterebbero intorno al 70%.

Salvo sorprese dell’ultimo momento, se tale dato dovesse essere definitivamente confermato, il presupposto logico fondante la miniproroga concessa dall’Adunanza Plenaria al 31/12/2023, verrebbe clamorosamente meno e rimarrebbe il principio delibato in data 20/04/2023 dalla Corte di Giustizia Europea -dalla notoria portata vincolante- che riconosce agli Stati membri un certo margine di discrezionalità nella scelta dei criteri applicabili alla valutazione della scarsità delle risorse naturali, rimarcando che “l’articolo 12, paragrafo 1, della direttiva 2006/123 deve essere interpretato nel senso che esso non osta a che la scarsità
delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un’analisi del territorio costiero del comune in questione”. Trattasi di evidenza che, se da un lato, farà venir meno in modo naturale lo spettro del 31/12/2023, dall’altro, consentirà di porre sul mercato le “abbondanti” risorse di cui il Paese dispone, normando con ragionevolezza anche la fine dei rapporti in essere.

È altrettanto ovvio che in tal caso la politica dovrà fare con chiarezza la sua parte, spegnendo quella poco gratificante ostilità tra Poteri dello Stato attraverso la codificazione del dato definitivo sulla risorsa accertata, magari nell’ambito di quella tanto anelata riforma sistemica sul demanio -normato nel 1942- che darebbe certezze ad un comparto che, a torto o a ragione, ha trainato le sorti dell’economia italiana e non merita certo di essere mandato a casa senza nemmeno un grazie, reo di aver creduto in un sistema di regole cambiate durante la partita.

Avv. Bartolo Ravenna