Ue in pressing sui balneari, Roma chiede tempo

Attesa e collaborazione sono le due parole d’ordine per risolvere uno dei dossier più delicati sull’asse Roma-Bruxelles.

Ma al termine ultimo per dare una risposta segnato in rosso sull’agenda della Commissione europea, il 17 gennaio, l’Italia risponde chiedendo tempo.

L’ultimatum sulla direttiva Bolkestein, che una volta scaduto vedrà i tecnici Ue puntare la loro lente sulla strategia italiana per le concessioni balneari, vede Palazzo Chigi in una strenua difesa del lavoro del proprio tavolo tecnico e, consequenzialmente, una richiesta di più tempo per completare il lavoro.

In sostanza, a quanto si apprende, questa richiesta è prevista nella lettera, che è in via di definizione e sarà inviata a ore dal governo alla Commissione Ue, in risposta al parere motivato con cui a novembre Bruxelles ha sancito un passo avanti nella procedura di infrazione verso l’Italia per il mancato adeguamento alla direttiva Bolkestein.

Nell’esecutivo da settimane si confrontano due visioni sul dossier. Per ora prevale quella di chi, come il vicepremier leghista Matteo Salvini, contesta l’applicazione della Bolkestein al settore.

La volontà di Palazzo Berlaymont, stando a quanto trapela alla vigilia, è di continuare un dialogo costruttivo con le autorità italiane. Nell’auspicio di trovare una via che metta fine all’annosa disputa e porti l’Italia ad adeguarsi alle norme baluardo della libera concorrenza nel mercato unico. Un esito contro il quale i balneari continuano a opporre resistenza chiedendo al governo, nel corso di un presidio fuori da Palazzo Chigi, di “rispettare le promesse elettorali” senza cedere alle pressioni Ue.

Inviata a Roma il 16 novembre scorso dopo lunghi mesi d’attesa, la missiva di richiamo Ue ripercorreva il tira e molla giuridico con l’Italia, inclusa l’apertura della procedura di infrazione nel dicembre del 2020. E contestava i risultati del tavolo tecnico istituito dal governo per la mappatura delle spiagge. Per l’Ue il calcolo della quota del 33% riferito alle spiagge occupate da concessioni demaniali – un dato che non rileverebbe scarsità della risorsa naturale escludendo l’applicazione della direttiva – non è corretto perché “non riflette una valutazione qualitativa delle aree e “non tiene conto delle situazioni specifiche a livello regionale e comunale”.

La mappatura del governo vuole invece dimostrare come la risorsa demaniale non in concessione non sia scarsa e quindi non vada applicata la direttiva. Da qui la necessità di più tempo per portare a termine la seconda fase del lavoro del tavolo, per definire i criteri in base ai quali stabilire se c’è o meno scarsità del bene demaniale. E sulla base delle risposte offerte, Bruxelles potrà decidere se deferire l’Italia alla Corte di giustizia Ue. Ansa

Risposta Governo a Ue, dossier Assobalneari dimostra risorsa non scarsa coste rocciose idonee per nuove concessioni

Nella giornata in cui il Governo Italiano deve rispondere ai rilievi che la Commissione europea gli ha rivolto contestando gli esiti della Mappatura delle coste italiane necessária per determinare se queste sono da considerare ancora disponibili per eventuali nuove concessioni o se, al contrario, le coste fossero sature di concessioni esistenti (principio della scarsità della risorsa come presupposto delle gare), Assobalneari Italia ha reso ancora più corposo di esempi fotografici il Dossier a suo tempo presentato in occasione dei lavori del Tavolo Tecnico istituito appositamente presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, inviandolo a tutti i 9 ministeri coinvolti nei lavori del Tavolo.

Ciò allo scopo di fornire un utile supporto per la risposta che oggi dovrà partire alla volta di Bruxelles, con l’ obbiettivo di rendere facilmente comprensibile, con delle indiscutibili fotografie, che anche le coste di natura rocciosa sono idonee per essere date in concessione ai fini di creare da zero una nuova impresa turistica che possa generare nuovi posti di lavoro e valorizzare un territorio difficile che altrimenti sarebbe abbandonato. Infatti nel Dossier sono stati evidenziati numerosissimi esempi di coste rocciose con stabilimenti balneari di pregio, anche molto ricercati dai turisti per via della location e della qualità delle acque di balneazione suggestive. Il tentativo di mettere in discussione i dati del Ministero delle Infrastrutture circa le aree occupate e quelle libere ancora utilizzabili con questo Dossier viene azzerato dai fatti e non dalle chiacchere, come le numerose Fake news circolate per screditare le imprese balneari per aprire le porte dell’ Italia ai “prenditori” che se ne vorrebbero impossessare per monopolizzare le nostre coste.

Siamo certi che il lavoro concreto di Assobalneari Italia sarà utile al Governo, per evidenziare alla Commissione europea che in Italia la risorsa non è scarsa e, come ha ben spiegato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in occasione della conferenza stampa di inizio d’anno, “il principio di scarsità del bene è fondamentale per l’ applicazione corretta della Direttiva Bolkestein” I concessionari del turismo all’aria aperta sono fiduciosi nell’ azione del Governo a tutela delle imprese e del Made in Italy.
Lo dichiara Fabrizio Licordari Presidente di Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria