Demanio marittimo, CNA: “nuove gare solo su aree non ancora assegnate”

 

“Con la mappatura di tutte le risorse disponibili sul demanio marittimo si potrà chiaramente dimostrare come questa risorsa non scarseggi e sia possibile conciliare l’esigenza di aprire a nuovi concessionari, secondo le direttive europee, e garantire contemporaneamente le imprese che sugli stabilmenti hanno investito una vita di fatica e importanti risorse finanziarie”.

E’ una sorta di linea del “doppio binario” quella indicata da CNA Balneari per il futuro delle concessioni demaniali marittime: una linea dettata per tutelare – come spiegano in una nota pubblicata da Mondobalneare.com la presidente e il coordinatore nazionali, Sabina Cardinali e Cristiano Tomei, un settore economico competitivo ed efficiente, nel rispetto dei principi europei, salvaguardando occupazione e reddito delle attuali imprese balneari».

“La scadenza al 2023 delle concessioni – proseguono – pregiudica il futuro dell’intero comparto che legittimamente confidava in un titolo sul quale avevano fatto affidamento: un conto è assicurare dinamiche concorrenziali, all’interno delle quali le piccole e medie imprese italiane si misurano da sempre; altro discorso è cancellare con un colpo di spugna l’attuale modello balneare con una mera sostituzione degli attuali operatori”.

 “Anche in Abruzzo – fa loro eco il responsabile regionale di CNA Turismo, Gabriele Marchese – c’è la possibilità di conciliare le esigenze di liberalizzazione del mercato, imposte dalla Direttiva Bolkestein, e di tutela degli attuali concessionari. Come? La Regione, di concerto con le amministrazioni comunali, e in attesa che il Parlamento indichi nel ddl “Concorrenza” le modalità e i criteri delle gare per l’assegnazione delle concessioni, tutelando ovviamente quanti hanno investito sulle attuali strutture, dovrebbe procedere subito a una mappatura delle nostre coste, per vedere quanta porzione di spiagge sia ancora libera. Crediamo che, a parte alcune centri, le superfici libere siano ancora numerose: lì intanto si potrebbe procedere all’assegnazione di nuove concessioni, secondo i criteri indicati dalla direttiva europea. Assegnando invece un periodo di tempo più congruo agli attuali concessionari degli stabilimenti affinché possano remunerare gli investimenti sostenuti». In gioco, dunque, secondo la CNA, un modello vincente e positivo che ha contribuito a rendere il unico il sistema turistico italiano e abruzzese”.

Buratti: “Da Europa posizione discutibile, tutelare il valore aziendale”

 

“Ieri la portavoce della Commissione europea per il mercato interno, Sonya Gospodinova, ha espresso posizioni discutibili sulla riforma delle concessioni balneari, dichiarando che non dovranno esserci “preferenze per i concessionari uscenti” – è quanto dichiara l’onorevole Umberto Buratti in una nota stampa -. Qui non si tratta di preferenze ma del legittimo riconoscimento del valore aziendale, degli investimenti, delle professionalità, della storia, della cultura e di tutto ciò che ha fatto del turismo balneare in Italia un’eccellenza. Se l’esigenza di tutelare la specificità delle nostre concessioni demaniali marittime viene derubricata a tentativo di privilegiare pochi, è meglio fermare tutto. La necessità di una riforma organica non può essere trattata in questo modo altrimenti sarebbe bene fermarsi alla mappatura e prendere tempo per un ripensamento sul resto della materia.

Gli investimenti in innovazione sono stati fatti seguendo le procedure previste dal codice delle navigazione: la modernizzazione sta già avvenendo da anni e ha fatto del nostro settore balenare uno dei migliori in Europa e unico nel suo genere. A questo punto, bisognerebbe definire un’uniformità a livello europeo prima di esprimere certe valutazioni.
Il comparto del turismo balneare non è costituito solo dai concessionari degli stabilimenti ma da tutto l’indotto a partire dal ruolo strategico svolto dalle diverse imprese delle comunità costiere che vivono di turismo balneare e che hanno saputo mantenere in questi anni un giusto equilibro, rappresentando un asse portante del rilancio dell’economia del nostro paese.

Se non procediamo in modo ragionato alla riforma del settore corriamo il rischio di vedere compromessa la ripresa e sarebbe imperdonabile. E’ il caso di riflettere molto attentamente sui passi che si faranno”.