Balneare di Gaeta diffida Legambiente e LA7 contro le fake news

A seguito della sentenza del consiglio di stato che ha fissato la scadenza delle concessioni al 2023 i media si sono scatenati contro i concessionari balneari con superficialità e faziosità.
Un imprenditore balneare del Lazio ha però deciso di diffidare Legambiente e l’emittentte televisiva La 7 per aver diffuso dati inesatti.
Durante la trasmissione OMNIBUS del 13 novembre è stato effettuato un attacco alla categoria fondato sulla esiguità dei canoni corrisposti dai concessionari. Tra i dati presenti nel report grafico veniva esplicitamente annoverata il Lido “Luna Rossa” di Gaeta, con indicazione di un canone annuo pari ad € 11.800,00. Tali dati venivano attribuiti, nella rilevazione, all’ultimo rapporto di “Legambiente” per l’anno 2021.
Per questi motivi Cosimo Mammoletta, titolare di Luna Rossa ha deciso di contestare la non corretta informazione fornita da La7 in quanto il canone effettivamente corrisposto ammonta a 25.000 euro.
Inoltre nel grafico sono stati indicati altri dati inesatti ma soprattutto è stata rappresentata falsamente la realtà. Infatti alcuni importi sono riferiti a spiagge libere attrezzate, altri a stabilimenti pertinenza di hotel, in tutti i casi riportando dati errati.
Afferma il concessionario “le modalità di trasmissione ed il contesto polemico nel quale sono state inserite tali informazioni ( false ), hanno quale unico effetto quello di far “alterare” l’opinione pubblica e finanche l’ordine pubblico, attesi già diversi “attacchi” alla mia persona.
Prosegue Mammoletta “Oltre la diffida all’ emittente a voler cessare con effetto immediato di qualsiasi forma di diffusione di dati falsi, alterati e/o non rispondenti a realtà nonché qualsiasi riferimento soggettivo alla mia Società ho richiesto per le vie formali a Legambiente e La 7, di fornire in copia i documenti a sostegno delle indicazioni di spesa pubblicate e trasmesse durante l’indicato notiziario televisivo con riserva di azioni legali in ogni sede all’esito e con richiesta di risarcimento del danno da disinformazione ovvero da falsa informazione.
“Per ultimo ricordo che il canone è solo una delle molteplici voci di spesa ma che viene sempre presa a pretesto. Una corretta informazione dovrebbe tenere presente di tutte le voci sotto riportate”

 


Parliamo di parametri essenziali, quali la dimensione del fronte mare e l’area della superficie demaniale complessivamente
concessa, nonché della precisazione, che in molti casi, che si tratta di spiagge spoglie, prive di qualsiasi struttura fissa, nelle quali gli impianti – spesso perfino quelli fognari – sono stati realizzati e sono mantenuti a cura e spese del concessionario.
👉Il concetto fondamentale che si vuole divulgare con gli articoli e i servizi televisivi che denigrano la categoria è che gli stabilimenti balneari pagano cifre irrisorie come contropartita dell’utilizzo del bene demaniale.
Questo è vero per la specifica voce “canone demaniale”, ma trascura il fatto che esistono altri innumerevoli elementi di costo indissolubilmente legati all’esercizio della concessione balneare. Senza di questi la concessione non può essere attivata. Ci riferiamo
✅all’obbligo di sorveglianza alla balneazione con le rigide modalità regolamentate, unico caso al mondo, perché dalle altre parti è demandata allo stato;
✅alle mansioni obbligatorie del primo soccorso;
✅alla pulizia estiva e invernale degli arenili. E inoltre – considerata la funzione di vero e proprio presidio esercitata nel contesto litoraneo dallo stabilimento balneare e alla conseguente esigenza di esistere fisicamente in loco –
✅ci riferiamo anche alla necessità di ricostruire e smontare, in alcune regioni, anno dopo anno, le strutture mobili dello stabilimento, lavorando per mesi senza incassare un centesimo e pagando salari, contributi, interventi di terzi per movimentazione sabbia e altro,
✅nonché agli indispensabili oneri di magazzinaggio delle attrezzature.
✅Infine consideriamo gli aspetti fiscali: IVA applicata con un’aliquota che non ha riscontro nei settori, del tutto analoghi, della ricezione e della ristorazione;
✅IMU, vera e propria anomalia di sistema, trattandosi di beni non di proprietà;
✅Imposta regionale sul canone demaniale, tributo medievale, se si considera che è imputato ad un “bene comune” sull’utilizzo del quale il concessionario paga uno specifico canone, la cui entità è stabilita da organi tecnico-finanziari dello Stato.
✅ TARI estate e inverno (anche se siamo chiusi)
✅ Tassa sulla pubblicità e sulle insegne
👉👉👉Prestazioni tutte obbligatorie, quelle menzionate, le quali, indipendentemente dalle valutazioni che se ne possono dare, comportano un cospicuo aumento degli oneri legati all’utilizzo turistico ricreativo del bene demaniale.
 

 


 
 
 
 
 

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