PAP/RAC (2021): Manuale sul rafforzamento della resilienza costiera dell’Adriatico

Questo manuale è un prodotto del progetto Interreg CBC Italia – Croazia “AdriAdapt” che mira a fornire raccomandazioni, linee guida e consigli pratici per agire in risposta a vari problemi delle zone costiere, delle città e dei paesi lungo la costa adriatica. Poiché sfide simili saranno ancora più intense nei prossimi anni, il miglior investimento possibile nelle zone costiere consiste nel rafforzamento della resilienza.

Attraverso il progetto “AdriAdapt”, il Centro di Attività Regionale del Programma di Azioni Prioritarie PAP/RAC ha avuto l’opportunità di sviluppare raccomandazioni per il rafforzamento della resilienza sviluppate nel 2015 per il “Piano costiero della regione di Sebenico e Tenin”, di Jure Margeta e Gojko Berlengi, preparato nell’ambito del progetto “MedPartnership” del Fondo mondiale per l’ambiente. È stato il primo piano costiero con focus sui cambiamenti climatici sviluppato dopo l’entrata in vigore del Protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere del Mediterraneo1. L’idea del progetto “AdriAdapt” è quella di ampliare e approfondire le conoscenze raggiunte per adattarle alle esigenze delle amministrazioni locali e regionali di tutte le coste adriatiche italiane e croate. Le coste italiane e croate dell’Adriatico sono morfologicamente, geologicamente, oceanograficamente, idrologicamente, ecologicamente e socioeconomicamente diverse. Pertanto, il manuale dovrebbe essere adattato alle caratteristiche locali dell’ambiente naturale e edificato. Una delle maggiori differenze tra la costa croata e quella italiana è l’erosione, da decenni il problema numero uno della sponda italiana dell’Adriatico. È questo il motivo per cui oggi l’Italia ha una grande esperienza su questo argomento, preziosa per tutti, perché a causa dell’innalzamento del livello del mare, anche chi non ha mai combattuto l’erosione costiera dovrà affrontarla.

Nel futuro una delle sfide maggiori saranno probabilmente le inondazioni, sia del mare che delle acque interne nell’immediato entroterra. Nell’ambito del progetto “MedPartnership” è stata effettuata una valutazione dei possibili danni da innalzamento del livello del mare per la Repubblica Croata. I problemi di inondazione degli immobili sulle coste basse sono il risultato dell’impatto del mare e di altre acque, nonché della costruzione incontrollata in zone soggetta a inondazioni senza un’adeguata protezione. Pertanto, il problema dovrebbe essere risolto integralmente, attraverso misure di gestione dell’area e applicazione di misure di protezione contro l’impatto del mare e delle acque interne. Questa valutazione ha anche mostrato che le aree con i maggiori danni attesi non sono quelle con il maggior numero di abitanti (danni maggiori sono previsti nelle aree con il maggior numero di immobili, indipendentemente dal fatto che si tratti di immobili residenziali o di appartamenti per il turismo).

La ragione di ciò risiede nel fatto che numerose proprietà non sono state costruite principalmente a fini abitativi, ma a fini turistici e vengono utilizzate solo pochi mesi all’anno. Come determinare le priorità degli investimenti nell’adattamento sarà una domanda a cui è difficile dare una risposta chiara. Le drammatiche inondazioni del novembre 2019, quando l’80% di Venezia e molte località lungo la costa adriatica erano sotto acqua ci avvertono che lo sviluppo dei piani di adattamento dovrebbe iniziare immediatamente. È anche importante tenere presente che, se non riduciamo le emissioni di gas serra, il risultato dell’adattamento stesso sarà a rischio. Pertanto, ogni misura proposta è stata considerata sotto diversi aspetti al fine di garantire che qualsiasi azione nella direzione dell’adattamento agisse per ridurre le emissioni, ovvero andasse verso l’unica via d’uscita: la transizione verde complessiva della società.

PAP/RAC (2021) “Manuale sul rafforzamento della resilienza costiera dell’Adriatico“, progetto INTERREG AdriAdapt, Split/Spalato.

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Il Tar dice no agli ambulanti di Roma: dopo il 2023 via ai nuovi bandi

Il Tar del Lazio rigetta il ricorso di un operatore contro la decisione dell’amministrazione Raggi di far decadere le licenze e avviare un avviso pubblico per l’aggiudicazione delle postazioni

In materia di commercio ambulante Roma Capitale deve applicare la normativa europea e procedere ai bandi per l’aggiudicazione dei posteggi su area pubblica. Lo ha stabilito il Tar del Lazio, che con una sentenza ha rigettato il ricorso presentato da un operatore contro la decisione dell’amministrazione capitolina, presa all’epoca della ex sindaca Virginia Raggi sulla scorta di un parere reso dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, di far decadere le licenze e avviare un avviso pubblico per l’aggiudicazione delle postazioni.

Nella sentenza i giudici di via Flaminia stabiliscono anche che il commercio su area pubblica rientra nella direttiva Bolkestein, così come deciso dall’Adunanza plenaria del Consiglio di Stato nel 2021: “La risposta deve essere affermativa – si legge nel dispositivo – sulla scorta di quanto affermato dalla Plenaria: ‘La tutela della concorrenza (e l’obbligo di evidenza pubblica che esso implica) è, d’altronde, una ‘materia’ trasversale, che attraversa anche quei settori in cui l’Unione europea è priva di ogni tipo di competenza o ha solo una competenza di ‘sostegno’: anche in tali settori, quando acquisiscono risorse strumentali all’esercizio delle relative attività (o quando concedono il diritto di sfruttare economicamente risorse naturali limitate), gli Stati membri sono tenuti all’obbligo della gara, che si pone a monte dell’attività poi svolta in quella materia’”.

In altri termini, così ancora il Tar, “la direttiva impone l’indizione di gare pubbliche a tutela della concorrenza per il mercato, materia ‘trasversale’ che è suscettibile di trovare applicazione in vari settori dell’ordinamento nazionale, tra cui deve senz’altro farsi rientrare quello delle concessioni di parcheggi a rotazione per l’esercizio del commercio su aree pubbliche per altro caratterizzati anch’essi, come già detto, dalla scarsità delle concessioni assentibili”. Ricordando la scadenza già prevista al 31 dicembre 2020 poi individuata dal Cds in regime transitorio fino al 31 dicembre 2023, i giudici amministrativi decidono che “la concessione oggetto del giudizio mantiene efficacia fino al 31 dicembre 2023, fermo restando che, oltre tale data, anche in assenza di una disciplina legislativa, esse cesseranno di produrre effetti, nonostante qualsiasi eventuale ulteriore proroga legislativa che dovesse nel frattempo intervenire, la quale andrebbe considerata senza effetto perché in contrasto con le norme dell’ordinamento dell’Ue e fermo restando che, nelle more, l’amministrazione ha il potere di avviare le procedure finalizzate all’assegnazione della concessione nel rispetto dei principi della normativa vigente”.

Appare sempre più chiaro che la Plenaria nella sua devastante pronuncia non abbia solo colpito i balneari ma tutte le categorie che lavorano sul suolo pubblico. Avere chiari questi concetti può comunque portare ad una unità di intenti di tutte le categorie interessate da una pronuncia che comunque verrà presto impugnata, come annunciato in una recente conferenza stampa da Giorgia Meloni e Riccardo Zucconi.

 

Fonte: Agenzia DiRE www.dire.it