Concessioni Idriche e Balneari in Sardegna: La Cassazione rinvia il caso Regione-ENEL, con impatti sul futuro del demanio costiero

Una recente ordinanza della Corte Suprema di Cassazione ha riportato al centro dell’attenzione la gestione delle risorse demaniali in Sardegna, con implicazioni che toccano sia le concessioni idroelettriche sia quelle balneari. Depositata il 28 dicembre 2024, la decisione delle Sezioni Unite Civili, presiedute dal Dott. Pasquale D’Ascola, ha cassato una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP) che aveva accolto i ricorsi di ENEL Produzione Spa contro la Regione Autonoma della Sardegna, rinviando il caso per un nuovo giudizio. La vicenda, che ha visto anche un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, evidenzia le tensioni tra autonomie regionali, normativa nazionale ed europea.

La Controversia sulle Concessioni Idriche

Il contenzioso nasce dalla decisione della Regione Sardegna di trasferire a Enas (Ente Acque Sardegna) le concessioni di grande derivazione idrica gestite da ENEL Produzione Spa, nell’ambito di una riforma del sistema idrico regionale. Le delibere regionali nn. 49/10, 49/11 e 49/12 del 2018, insieme ai decreti attuativi nn. 102, 103 e 104, hanno dichiarato la scadenza delle concessioni di ENEL, relative ai sistemi idrici Tirso 2 Taloro, Alto Flumendosa Sa Teula e Cighinas-Mannu di Portotorres, trasferendone la titolarità a Enas. La riforma, basata sulle leggi regionali n. 17/2000 e n. 19/2006, punta a centralizzare la gestione delle risorse idriche per garantirne un uso pubblico e sostenibile. ENEL, tuttavia, ha impugnato i provvedimenti, denunciando una violazione del diritto di partecipazione al procedimento amministrativo (art. 7 L. 241/1990).

Il TSAP, con sentenza n. 87 del 12 maggio 2023, ha accolto i ricorsi di ENEL, annullando gli atti regionali per mancanza di contraddittorio procedimentale. La Regione ha quindi fatto ricorso alla Cassazione, che ha ribaltato la decisione. Le Sezioni Unite hanno stabilito che i provvedimenti impugnati erano vincolati e ricognitivi di una scadenza ope legis (determinata dall’articolo 16 L.R. 17/2000), e dunque non annullabili per vizi procedurali ai sensi dell’articolo 21-octies L. 241/1990. La sentenza del TSAP è stata cassata e rinviata per un nuovo esame.

Tra Cassazione e Corte Costituzionale: Un Doppio Binario

La Regione Sardegna ha affrontato la questione su due fronti. Da un lato, ha presentato ricorso alle Sezioni Unite della Cassazione, che per la seconda volta hanno annullato una sentenza di un giudice specializzato per aver disapplicato leggi-provvedimento che dispongono la proroga o l’assegnazione di concessioni demaniali, in questo caso idroelettriche. Dall’altro, la Regione ha sollevato un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato davanti alla Corte Costituzionale, sostenendo che il TSAP, disapplicando le sue leggi-provvedimento, avesse invaso la potestà legislativa garantita dall’autonomia speciale (artt. 116 e 117 Cost., e Statuto speciale L. Cost. 3/1948). La Corte Costituzionale, però, ha dichiarato irricevibile il conflitto, poiché il ricorso davanti alle Sezioni Unite era stato accolto e la sentenza del TSAP annullata, facendo venir meno l’oggetto della controversia.

Questo doppio binario sottolinea la complessità del caso. La Cassazione ha ribadito che i giudici non possono disapplicare leggi-provvedimento senza deferire la questione alla Corte Costituzionale, rafforzando la posizione della Regione. Tuttavia, il conflitto di attribuzione, pur irricevibile, rivela una preoccupazione più ampia: le Regioni a statuto speciale temono che i giudici amministrativi possano erodere le loro competenze legislative in settori strategici come la gestione delle acque e delle coste.

Le Concessioni Balneari al Centro del Dibattito

La decisione della Cassazione potrebbe rafforzare la posizione della Sardegna nel mantenere normative che prorogano le concessioni balneari. Se le leggi-provvedimento regionali non possono essere disapplicate senza un vaglio costituzionale, la Regione potrebbe sentirsi più legittimata a resistere alle pressioni dell’UE. Tuttavia, questo approccio rischia di alimentare ulteriori conflitti con Bruxelles, che potrebbe avviare nuove procedure di infrazione per garantire maggiore concorrenza nel settore balneare.

Dalla Costa Smeralda a Ostia: la mano del fuoco sulle spiagge in vista delle nuove regole sulle concessioni?

Ancora fiamme sul litorale italiano, e ancora una volta su strutture balneari in zone ad alto valore turistico. Dopo i roghi che nei giorni scorsi hanno colpito alcuni stabilimenti a Ostia, ieri sera un incendio ha completamente distrutto il chiosco Tortuga, situato sulla rinomata spiaggia di Liscia Ruja, nel cuore della Costa Smeralda. Il rogo, segnalato poco prima delle 23, ha lasciato dietro di sé solo cenere e lamiere contorte. La struttura, di proprietà di un imprenditore olbiese, è andata completamente distrutta. Le indagini sono in corso, ma l’ipotesi di un atto doloso è quella più accreditata.

Il fuoco sembra seguire una traiettoria precisa, lambendo territori dove il mare vale oro e gli interessi economici – leciti e non – si intrecciano da anni. Ad Ostia, le fiamme hanno colpito chioschi e stabilimenti già oggetto di attenzione da parte della magistratura in passato. Ora, tocca alla Sardegna, in un momento non casuale.

La coincidenza temporale con l’entrata in vigore delle nuove norme europee sulle concessioni demaniali marittime – che non saranno più rinnovate automaticamente, ma assegnate tramite gare ad evidenza pubblica – solleva più di un interrogativo. Che si tratti di una reazione preventiva, una forma di intimidazione o una “mossa” per alterare il quadro degli assegnatari futuri?

Il sospetto che dietro questi incendi si nasconda la mano della criminalità organizzata, interessata a mantenere il controllo su tratti di litorale tanto preziosi quanto ambiti, non può essere scartato.