Maurelli, Federbalneari: “Preoccupa la posizione preconcetta dell’Ue”

“La filiera del turismo balneare italiano vale, per investimenti prodotti negli ultimi 50 anni e per il loro indotto, circa 900mila occupati nell’ambito della Blue Economy e un pil del 5% sul totale del pil turismo nazionale. La formale e preconcetta posizione dell’Ue sul tema della nuova riforma e sul dibattito riguardante i temi economici connessi ci preoccupa”. Lo dice Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia, in riferimento a quanto appreso ieri dall’ANSA da una portavoce della Commissione Ue alla vigilia dell’esame alla Camera degli emendamenti al testo approvato a settembre dal Consiglio dei ministri. “È necessario – aggiunge – che vi sia una concreta autonomia del Parlamento italiano e un confronto solo successivo con le autorità di Bruxelles, riferito al tenore del provvedimento approvato, vista la delicatezza di un tema così importante e significativo per la nostra filiera e per il nostro Paese. Non può essere deciso tour court da Bruxelles di vincolare in modo preordinato la discussione parlamentare sul riordino delle concessioni demaniali con il nuovo decreto-legge. Questo lo riteniamo un vulnus di democrazia da parte di Bruxelles inaccettabile per uno Stato membro. Sarebbe altresì auspicabile comprendere nel dettaglio cosa la Commissione Ue stia facendo in merito agli analoghi casi in Spagna, Portogallo, Croazia e Grecia di cui non si conosce la sostanza. Una riforma delle concessioni che viene privata dei temi economici, in modo preordinato, – prosegue Maurelli – è ormai divenuta una forte questione di rilevanza sociale al sud e in parte anche al nord del Belpaese. Occorre che la COMMISSIONE UE verifichi le eventuali anomalie di una procedura con “regole fai da te” e probabilmente poco europee. . Ribadiamo infine alla Commissione Ue che un’impresa privata nata, cresciuta e sviluppata su aree pubbliche con investimenti privati e garanzie prodotte dal privato (concessionario), non può essere “regalata” o addirittura frazionata”.

L’UE chiede rigore sull’attuazione della direttiva Bolkestein, nessun vantaggio ai concessionari

L’accordo raggiunto a settembre tra Italia e Commissione Europea non lascia spazio a ulteriori concessioni. Il messaggio da Bruxelles è chiaro: nonostante i numerosi emendamenti che verranno discussi dalla Camera nei prossimi giorni, l’Italia deve approvare una riforma delle concessioni balneari conforme ai principi sanciti dalla direttiva Bolkestein. Il decreto varato dal Consiglio dei Ministri a settembre ha segnato la fine del rinnovo automatico delle concessioni entro il 2027, una misura che l’UE considera imprescindibile per il rispetto delle norme comunitarie, dopo anni di inosservanza.

Nonostante il continuo dialogo tra Roma e Bruxelles, la sfida per salvaguardare centinaia di concessioni sportive sulle rive di laghi e fiumi sembra ardua. La procedura d’infrazione aperta contro l’Italia non sarà chiusa fino a quando le normative non saranno completamente in linea con il diritto europeo. Gli emendamenti presentati da FdI, Lega e Forza Italia, tra cui spiccano quelli sui rinnovi concessori, sugli indennizzi ai concessionari uscenti e sull’assegnazione degli arenili agli hotel e alle associazioni sportive dilettantistiche, sono attualmente al vaglio dell’UE.

I tecnici della Direzione generale del mercato interno osservano con attenzione questi emendamenti, mentre Roma cerca di ottenere una deroga per le attività sportive senza fini di lucro. La decisione dell’UE di permettere eccezioni per alcuni circoli sportivi rimane incerta, e il negoziato prosegue. L’approvazione finale degli emendamenti dipenderà dal giudizio informale dell’UE e dalla trattativa condotta dal ministro Raffaele Fitto. Tuttavia, la Commissione Europea ha chiarito che la procedura d’infrazione verrà chiusa solo quando la legislazione italiana sarà in piena conformità con il diritto comunitario, mettendo fine a decenni di ambiguità normativa sulle concessioni balneari.