Concessioni Lignano: Regione, perplessità sentenza Consiglio di Stato

Il provvedimento impone al Comune balneare di riaprire i bandi di gara per la stagione 2025

Una sentenza ideologica e che lascia perplessi, in quanto non si limita a definire la sussistenza o meno di legittimo interesse da parte del concorrente che ha presentato il ricorso, ma impone al Comune di Lignano di riaprire i bandi di concessione mentre l’inizio della stagione turistica 2025 è ormai alle porte. Oltretutto, il Comune di Lignano ha sempre manifestato la volontà di procedere con le nuove gare entro la fine del 2025: la revoca dei bandi era di carattere provvisorio e motivata dalla necessità di revisionare la documentazione di gara a seguito dalle novità introdotte dal nuovo decreto sulle concessioni balneari.

È, in sintesi, il concetto espresso dall’assessore regionale al Patrimonio e Demanio in merito alla sentenza con cui il Consiglio di Stato, ribaltando la precedente decisione del Tar del Friuli Venezia Giulia, ha dichiarato illegittima la delibera con cui la Giunta comunale di Lignano Sabbiadoro, nell’autunno 2024, aveva revocato il bando di gara per l’assegnazione di 17 concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative. Sul tema, l’esponente dell’Esecutivo del Friuli Venezia Giulia ha incontrato questa mattina i rappresentanti del Comune balneare e dell’avvocatura regionale. L’intento comune è di trovare una soluzione che consenta di non compromettere gli esiti della nuova stagione estiva, nel rispetto di quanto disposto dalla sentenza. 

Demanio, Callari: “Nei bandi premialità per qualità e servizi a scapito dell’offerta economica”

“Creare valore e migliorare l’offerta turistica della regione rendendola congrua a tutti i target, da qui l’inserimento nelle linee guida per il rilascio delle concessioni demaniali marittime di una porzione minima di area da destinare a spiaggia libera in cui assicurare servizi quali le pulizie e il salvamento ma anche la possibilità di allargare l’offerta ad un settore di lusso ad esempio con la finanza di progetto ovvero la presentazione di un progetto di pubblico interesse da realizzarsi su un bene del demanio marittimo. Il privato realizza l’opera e la gestisce attraverso una concessione demaniale marittima”.

E’ il principale obiettivo politico espresso dall’assessore regionale al Demanio, Sebastiano Callari, espresso in occasione dell’odierna conferenza stampa nella sede della Regione a Udine e preceduta dall’incontro con i rappresentanti dei Comuni costieri e delle associazioni dei balneari. L’occasione è servita per illustrare i criteri inseriti nelle linee di indirizzo per il rilascio di concessioni demaniali marittime, in particolare per finalità turistico-ricreative. “Il documento – ha spiegato l’esponente della Giunta Fedriga – che ha coinvolto la Regione con la Direzione patrimonio e l’Avvocatura, gli Enti locali, in particolare i Comuni costieri, la Guardia costiera e l’Agenzia del demanio dello Stato, è volto a consentire agli enti gestori, Comuni costieri e Regione stessa, l’avvio delle procedure di evidenza pubblica per la scelta del concessionario e cercare di superare l’annosa questione dei rinnovi delle concessioni. Senza fare norme, non abbiamo la competenza a legiferare in materia, con i Comuni abbiamo intrapreso la strada dei bandi che privilegiano il miglioramento dei servizi, la qualità e gli investimenti da parte degli imprenditori”.

La qualità è fondamentale “tanto che assieme ai Comuni abbiamo condiviso l’idea che l’offerta economica non sia tanto rilevante quanto invece lo sia la creazione di offerte turistiche ricreative di grande valore e diversificate: questo aspetto crea valore, lavoro e genera Pil” ha chiarito l’assessore regionale. Nelle linee guida viene previsto infatti una valutazione dell’offerta tecnica non inferiore all’80% mente l’offerta economica vale 20 punti su 100. Un tema particolarmente caro all’esponente dell’Esecutivo ha riguardato la spiaggia libera: “non c’è l’obbligo ma premieremo in termini di punteggio chi ne prevederà una porzione non inferiore al 10% dell’estensione lineare della spiaggia, assicurando alcuni servizi quali, ad esempio, le pulizie e il salvamento. Si tratta di una scelta politica di civiltà e di inclusività a favore di cittadini”. E sulla direttiva Bolkestein Callari non ha dubbi: “non la tengo in considerazione – ha detto l’assessore – perché sono convinto sia corretto che, in una società civile, qualunque cittadino possa partecipare e ottenere una concessione balneare di un bene pubblico. La direttiva potrebbe non esistere ma il mio approccio sarebbe stato il medesimo”.

Una puntualizzazione ha poi riguardato l’uso del termine ‘gara’ per le concessioni demaniali. “Non è corretto perché non sono soggette a gara – ha chiarito Callari -: chi gestisce un bene pubblico paga le amministrazioni per gestire quel bene ma nella percezione comune questo non è chiaro. Il termine ‘gare’ riguarda invece gli appalti per servizi o forniture ed è l’Ente pubblico a corrispondere una somma di denaro all’impresa per quel servizio o quella fornitura”.
Nel richiamare l’utilizzo di forme di finanziamento come quelle del project financing per opere pubbliche o di pubblica utilità con l’utilizzo di risorse alternative a quelle statali e sul coinvolgimento di soggetti privati, l’assessore regionale ha anticipato il lavoro in essere per poter acquisire nuove funzioni nell’ambito dell’autonomia differenziata: “ottenere la proprietà delle coste del demanio marittimo statale, come già avviene in Sicilia, consentirebbe di poter attuare una migliore gestione anche in termini di pianificazione turistica, accrescendo le collaborazioni fra pubblico e privato a beneficio del territorio”.

Quanto ad eventuali diritti di prelazione “questi saranno riconosciuti laddove c’è un prevalente interesse pubblico allo svolgimento dell’attività in spiaggia, come nel caso di servizi rivolti a scuole, assistenza sociale, supporto ai disabili o attività connesse alla salute” ha concluso Callari.