Milleproroghe, riserve del Colle C’è l’ok ma sui balneari si cambi

Mattarella promulga il Milleproroghe con riserve, sottolineando la necessità dell’iniziativa di governo e Parlamento per correggere le norme sui balneari.

   Sulle concessioni demaniali “è evidente che i profili di incompatibilità con il diritto europeo e con decisioni giurisdizionali accrescono l’incertezza del quadro normativo e rendono indispensabili, a breve, ulteriori iniziative di governo e Parlamento“.

Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nella lettera ai presidenti delle Camere dopo la promulgazione del decreto Milleproroghe.

E rileva “una copertura finanziaria insufficiente in proiezione temporale che, al fine di assicurare il pieno rispetto dell’art. 81 della Costituzione, dovrà essere integrata con il primo provvedimento legislativo utile”.

   Per il capo dello Stato, “sarà infatti necessario assicurare l’applicazione delle regole della concorrenza e la tutela dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, in conformità con il diritto dell’Unione, nonché garantire la certezza del diritto e l’uniforme applicazione della legge nei confronti dei soggetti pubblici e privati che operano in tale ambito”. Quindi prosegue: “Rilevo, infine, che l’articolo 1-bis, commi 1-6, come si evince dalle quantificazioni della stessa relazione tecnica, reca una copertura finanziaria insufficiente in proiezione temporale che, al fine di assicurare il pieno rispetto dell’articolo 81 della Costituzione, dovrà essere integrata con il primo provvedimento legislativo utile”.

   “Il testo del decreto-legge contiene, in seguito all’esame parlamentare, 205 commi aggiuntivi rispetto ai 149 originari”. Lo sottolinea la lettera della Presidenza della Repubblica che accompagna la promulgazione del decreto milleproghe. “È del tutto evidente – si legge nel testo – come, trattandosi di provvedimenti che, per loro natura, attengono ad ‘ambiti materiali diversi ed eterogenei’, quando se ne smarrisce la ratio unificatrice, rappresentata dall’esigenza regolatoria di carattere temporale, si trasformano in decreti-legge omnibus del tutto disomogenei, vale a dire in meri contenitori dei più disparati interventi normativi”.

   “Ho apprezzato l’iniziativa” della premier “in dialogo con i Presidenti delle Camere, sottolineando l’abuso della decretazione d’urgenza”. Lo dice la lettera del Colle che accompagna la promulgazione del milleproghe. “Come ha osservato il Presidente del Consiglio un’inversione di tendenza potrà aversi con il recupero di un’adeguata capacità di programmazione legislativa da parte del Governo e di una corrispondente attitudine del Parlamento a consentire l’approvazione in tempi ragionevoli” dei ddl. Rispetto a ciò “auspico piena collaborazione istituzionale e invito tutte le forze politiche a valutarla con senso di responsabilità”.

Nella lettera con la quale il Colle ha accompagnato la firma del decreto milleproroghe oltre al nodo dei balneari un rilievo, sulla copertura, riguarda anche le norme introdotte in Senato sul potenziamento del ruolo direttivo e del ruolo degli ispettori della Polizia di Stato. “Rilevo – si legge nella lettera del Colle – che l’articolo 1-bis, commi 1-6, come si evince dalle quantificazioni della stessa relazione tecnica, reca una copertura finanziaria insufficiente in proiezione temporale che, al fine di assicurare il pieno rispetto dell’art. 81 della Costituzione, dovrà essere integrata con il primo provvedimento legislativo utile”. L’articolo dispone – tra l’altro – l’integrale scorrimento della graduatoria del concorso interno per 436 vice commissari del ruolo direttivo della Polizia di Stato indetto nel 2019 e della graduatoria del concorso per mille sostituti commissari indetto nel 2020. Si prevede poi l’ampliamento della qualifica di vice ispettore nella misura massima di ulteriori 1.356 unità utilizzando la graduatoria dei candidati idonei nell’ambito del concorso interno per 1.141 posti per vice ispettore. Viene poi fissato al 2028, in luogo del 2027, l’anno in cui bandire il secondo dei due concorsi straordinari per titoli ed esami per la qualifica di ispettore superiore, riservato al personale del ruolo degli ispettori della Polizia di Stato e viene aumento il numero dei posti messi a concorso per entrambi i concorsi.

LE REAZONI POLITICHE

Le riserve del Colle danno la stura all’attacco da parte dell’opposizione nei confronti di Governo e maggioranza. Difende il provvedimento, invece,il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.

“Il richiamo del presidente della Repubblica su alcuni aspetti del decreto milleproroghe, in particolare sulla questione della proroga su balneari, conferma una volta di più la confusione e l’inadeguatezza di governo e maggioranza. Ora si scusino e tornino in Parlamento abbandonando la consueta arroganza e aprendo un vero confronto con l’opposizione. Il Pd non si è mai sottratto al lavoro per individuare una corretta soluzione”. È quanto si legge in una nota del gruppo dei deputati Pd.

“Le riserve espresse dal presidente della Repubblica Mattarella in sede di promulgazione del Milleproroghe dimostrano ancora una volta che le bugie raccontate dalla Meloni e da tutto il Centrodestra hanno le gambe cortissime”. Così in una nota il senatore Mario Turco, vicepresidente M5s.

“Ottomila chilometri di costa, poco più di cento milioni di canoni a fronte di un giro d’affari di 7 miliardi. Ecco l'”Italia beach party” in nome del quale è stato varato da Governo e maggioranza il provvedimento fuori dalle leggi che ha richiamato l’intervento di Sergio Mattarella”. Così Marco Grimaldi, vicepresidente del Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera. 

“La lettera del Presidente Mattarella certifica l’ennesimo pasticcio di governo e maggioranza.. Quella misura, purtroppo, non risolve i problemi delle imprese, mette in discussione la realizzazione del PNRR e rischia di far pagare al Paese un conto salato con l’avvio di una procedura di infrazione”. Così Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd.

“Dal Presidente della Repubblica Mattarella arriva una severa e puntuale lezione alla maggioranza e al governo. Il ‘Milleproroghe”, con il trucco e con gli emendamenti inseriti nella fase parlamentare per soddisfare imbarazzanti promesse elettorali, sarebbe stato da rispedire in Parlamento, ma ciò avrebbe fatto decadere il decreto”. Così in una nota Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione

“Le riserve del Presidente Mattarella sulla norma cosiddetta ‘balneari’, che alimenta l’incertezza giuridica di tante piccole imprese del settore senza risolvere alcun problema e che, in aggiunta, espone a possibili infrazioni il nostro Paese confermano la bontà delle posizioni assunte dal Partito Democratico alla Camera e al Senato su questa tematica”. Lo dice il senatore del Pd Antonio Nicita.

“L’arbitro Mattarella ha tirato fuori il cartellino giallo per risparmiarci il cartellino rosso della Corte di Giustizia europea pronta ad aprire una procedura di infrazione contro l’Italia per l’ennesima proroga nella messa a gara delle concessioni demaniali”. Lo dichiara Osvaldo Napoli, della segreteria nazionale di Azione.

“È giunta l’annunciata riflessione del Presidente Mattarella sulla discussa vicenda delle concessioni balneari. Doverosi l’attenzione e l’approfondimento sulle considerazioni del Presidente della Repubblica”. Così il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Il dibattito – aggiunge – risente di sentenze del Consiglio di Stato, basate purtroppo su presupposti opinabili. Infatti le spiagge italiane non sono una ‘risorsa scarsa’ e ci sono quindi ampi spazi per nuove imprese e per una corretta concorrenza, non lesiva di investimenti, valore e continuità di imprese legittimamente esistenti. La mappatura lo dimostrerà agevolmente”. (Ansa)

Le procedure d’infrazione che l’Italia paga effettivamente e per cui Bonelli dovrebbe indignarsi

L’on. Bonelli di Europa Verde negli ultimi giorni si è scagliato ferocemente contro l’approvazione delle disposizioni contenute nel decreto Milleproroghe, che prolungano le concessioni al 2024 (o in caso di contenziosi o impossiblità dei comuni a preparare i bandi, al 2025).

Bonelli afferma di “aver depositato un esposto all’UE per aprire una procedura d’infrazione per la proroga delle concessioni affermando che la destra sta tutelando i privilegi di pochi, che pagano 106 milioni di euro per i canoni e fatturano miliardi l’anno”, dimenticando però che su quei miliardi vengono pagate le tasse, l’Imu, viene pagata l’Iva (al 22% caso unico nel settore turistico in tutta europa), viene pagata la tari per tutto l’anno, nonostante il lavora sia stagionale, venga fornito il servizio di salvataggio, sia garantita la pulizia delle spiagge durante tutto l’anno.

Bonelli dimentica inoltre che i canoni di cui si lamenta sono stati proprio da lui determinati con la Finanziaria del 2007 (legge 296/2006): a quei tempi, infatti, era il capogruppo di uno dei partiti di governo. E dimentica inoltre che l’attuale Governo li ha aumentati del 25%.

Il ritornello è sempre lo stesso, con la proroga l’Ue potrebbe aprire la procedura d’infrazione, ma nel caso Bonelli pensa bene di ricordarlo alla Commisione. Invitiamo Bonelli ad avere la stessa “foga” nel segnalare per esempio la questione “Discariche abusive” ed “Ecoballe Campania” per la quali l’Italia ha già sborsato fino al 2020 (dati Corte dei conti) cifre stratosferiche: nello specifico 232,68 milioni per la prima e 217,5 milioni per la seconda. E valutando la situazione attuale, sembra ancora lontana la possibilità di chiudere la vicenda a breve termine.

E che dire dei 114 milioni versati all’Ue per il mancato recupero di aiuti di Stato concessi a favore di alcune imprese di Venezia e Chioggia, così come previsto dalla sentenza C-367/14. Per questo sono stati pagati 30 milioni una tantum, più una penalità di mora da 12 milioni di euro a semestre. Altra questione aperta quella delle acque reflue: con sentenza C-251 del 2017, infatti, la Corte di Giustizia europea ci ha giudicati colpevoli per la scorretta gestione degli impianti di collettamento, fognature e depurazione: 102 milioni in 8 anni il costo per le tasche degli italiani.

Ricordardiamo a Bonelli che il conto che l’Italia sta pagando per le infrazioni effettivamente aperte per aver trasgredito alle regole dell’unione europea ammonta, nel periodo compreso tra il 2012 e giugno 2022 a 878 milioni di euro secondo le fonti del Ministero delle Finanze. La cifra riguarda 83 procedure aperte nei confronti dellItalia per non avere recepito le direttive comunitarie o per violazioni del diritto Ue. In realtà le procedure per cui l’Italia paga una “multa” sono in effetti solo sei e riguardano quelle giunte alla seconda condanna da parte della CGUE.
Questo perchè l’iter per arrivare al pagamento di una penalità di mora o un’ammenda è molto lungo ed articolato e può richiedere svariati anni per arrivare a conclusione.
Si parte infatti con la segnalazione da parte della Commisione, che è il guardiano sul rispetto del diritto dell’Unione, allo Stato che ha violato una norma Comunitaria. Questo ha due mesi di tempo per per rispondere ai rilievi espressi dalla Commissione. L’organo comunitario ha potere assoluto, può decidere se cominciare la segnalazione inviare un parere motivato, ovvero lo step successivo alla messa in mora. Rispetto a queste indicazioni, lo Stato membro può decidere se adeguarsi a quanto richiesto o, in alternativa, dissentire rispetto alle indicazioni comunitarie. Giunti a questo punto la Commissione può inviare un parere motivato in cui indica al paese un ulteriore termine entro il quale allinearsi alle indicazioni comunitarie, un secondo “avvertimento”.
Se a seguito di questo secondo avviso il Paese a cui è stata segnalata l’infrazione non si allinea a quanto richiesto dalal Commissione può rivolgersi alla CGUE per aprire un processo nei confronti dello stato insolvente. La prima sentenza è di accertamento si verifica cioè che l’infrazione sia effettiva ma la sanzione non viene ancora comminata. Lo sarà solo in un secondo step è cioè se lo Stato non si conforma a quanto deciso. In questo caso la Commissione solleciterà un nuovo processo nel quale si prevederà il pagamenti di una penalità di mora o di un’ammenda.
Alla penalità di mora o all’ammenda, dunque, si arriva solo in una fase finale ma è necessario arrivare davanti alla Corte di Giustizia per ben due volte, quella che viene definita ‘seconda condanna’. Normalmente tra le due condnne trascorrono mediamente 3/4 anni.

Ci sono problemi ben più gravi come “sollevare gli scudi” sull’evasione fiscale da parte di Meta per Iva non versata nel periodo compreso tra il 2015 e il 2021 e per un importo pari a 870 milioni di euro.

Elenco procedure aperte