Nidi di tartaruga marina e Direttiva Bolkestein: l’Europa apre alla tutela delle spiagge nei siti Natura 2000

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"Caretta Caretta" by Anna Oates is licensed under CC BY 2.0

C’è un’Italia che cambia e un’Europa che inizia a capire. L’aumento delle nidificazioni della Caretta caretta lungo le coste italiane – in particolare in aree finora non storicamente interessate dal fenomeno – sta aprendo nuovi scenari di conservazione e tutela ambientale. Sempre più spiagge, tra Lazio, Toscana, Campania settentrionale, Basilicata e perfino la Liguria, ospitano con regolarità le uova della tartaruga marina protetta. E cresce la pressione per includere questi tratti di costa nella rete Natura 2000, lo strumento europeo per la protezione degli habitat e delle specie più sensibili.

La strada normativa è chiara: la Caretta caretta è inserita negli allegati II e IV della Direttiva Habitat (92/43/CEE), che prevede la designazione di Zone Speciali di Conservazione (ZSC) per garantirle un habitat sicuro, soprattutto durante il periodo riproduttivo. La Commissione europea, attraverso il monitoraggio delle aree emergenti di biodiversità, ha recentemente mostrato apertura all’aggiornamento dei confini della rete Natura 2000, in particolare laddove la presenza regolare della specie è documentata da almeno tre anni consecutivi.

Ma la vera svolta è arrivata da un nome poco noto al grande pubblico: Coralba Bonazza, di Comacchio, che si è rivolta direttamente a Bruxelles con una petizione che ha smosso le acque.

«Tante le vite di Coralba Bonazza, di Comacchio, che ora rischia di passare allo storia per una lezione all’Europa. Il campo è la Bolkestein, la direttiva così odiata dai balneari, le loro spiagge all’asta nel 2027 dopo un lungo braccio di ferro. “Ma come – afferma decisa Coralba Bonazza, nel suo studio, carte e fascicoli, schedari e computer – i pilastri fondativi dell’Europa sono la tutela dell’ambiente, il green. E poi partoriscono una direttiva che quell’ambiente, i nostri paradisi naturali mette a rischio. Cosa ne sarà dei nidi di fratini quando una multinazionale si metterà a costruire, buttare cemento in spiaggia?”»

La petizione n. 0191/2025, presentata a febbraio e già accolta dalla Commissione per le petizioni del Parlamento europeo, solleva un punto cruciale: la presunta incompatibilità della direttiva Bolkestein con la tutela ambientale delle aree costiere, in particolare laddove insistono habitat protetti. Le concessioni demaniali che ricadono in siti Natura 2000 potrebbero essere escluse dalle gare imposte dalla direttiva europea sui servizi, proprio in virtù dell’interesse ambientale prevalente.

«Il punto centrale è molto semplice, la direttiva mette a repentaglio un territorio. L’Italia è il paese con la percentuale più alta in Europa di siti Natura 2000. Qui quelle aste non si possono fare. Nuovi imprenditori vuol dire nuove costruzioni, ruspe, operai, cemento. L’Europa si professa paladina della sostenibilità, di un futuro verde e poi emana quel testo senza rendersi conto che distrugge coste e mare».

Secondo Bonazza, la Commissione potrebbe riconoscere l’esistenza di una “concessione ambientale speciale” per le aree protette, escludendole dalle gare pubbliche per non compromettere l’equilibrio degli ecosistemi.

La questione non è più solo economica o giuridica, ma ecologica. La comparsa di nuovi nidi di Caretta caretta e di specie vulnerabili come il fratino (Charadrius alexandrinus) nei litorali a vocazione turistica pone interrogativi urgenti: è sostenibile continuare a urbanizzare e sfruttare senza riserve le coste italiane?

«Il nostro mare, la natura sono un patrimonio fragile, come sono fragili i nostri anziani. I titolari degli stabilimenti, ne conosco tanti, sono come una badante: sono loro i veri custodi delle spiagge».

Un’immagine forte, quella di Bonazza, che sovverte la narrazione comune. Secondo lei, infatti, non è il piccolo imprenditore locale a rappresentare una minaccia, ma la possibilità che l’arrivo di grandi operatori economici possa compromettere un equilibrio millenario tra uomo e natura.


🌿 Una nuova via: inserire i siti di nidificazione nei confini di Natura 2000

Includere le nuove aree di nidificazione nella rete Natura 2000 è tecnicamente possibile e giuridicamente fondata. Serve:

  • presenza documentata e regolare della Caretta caretta;
  • habitat idoneo e ben conservato;
  • proposta regionale, validata da ISPRA, e poi inviata alla Commissione Europea.

L’Italia, con la sua alta densità di coste protette, può diventare un modello. E la petizione Bonazza potrebbe essere la chiave per fare della tutela ambientale un argomento dirimente anche nei confronti della Bolkestein, trasformando la partita delle concessioni in una questione di biodiversità e diritto ambientale.

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