Canoni concessioni demaniali, maxi aumento del 25,15%

 

Con decreto n 321 in data 30 dicembre 2022 in corso di registrazione, è stato fissato nella misura di +25,15% (venticinquevirgolaquindicipercento) l’adeguamento delle misure unitarie dei canoni per le concessioni demaniali marittime ovvero l’aggiornamento delle stesse per l’anno 2023.
La misura minima del canone, prevista dal comma 4 del decreto-legge 14 agosto 2020 n° 140, convertito dalla Legge 13 ottobre 2020, n°126, è aggiornata nella misura di € 3.377,50 (tremilatrecentosettantasette/50) a decorrere dal 1° gennaio 2023.

Le tabelle contenenti le misure unitarie dei canoni, di cui all’articolo 1, comma 251, lett. b) punto 1) della legge 27 dicembre 2006, n. 296 sono state rielaborate sugli importi di base anno 1998 ai quali applicare gli aggiornamenti ISTAT maturati
dal 1° gennaio 1999 al 31 dicembre 2006, secondo le indicazioni fornite dall’Agenzia del demanio con note prot. nn. 2009/389°/DAO/CO/BD del 10 febbraio 2009 e 2009/22570/DAO-CO/BD in data 27 maggio 2009.

L’importo è calcolato  sulll’incremento al 1 gennaio dei canoni demaniali facendo la media sul paniere Istat tra prezzi all’ingrosso e prezzi al dettaglio dell’anno appena concluso, quindi tra +40% e +9%. Il ministero a guida leghista aveva preso l’impegno per congelare questi canoni, e ieri da Roma arrivava la conferma che si continuerà a lavorare su questo fronte, sondando anche l’ipotesi di una modifica al meccanismo.

Scarica le tabelle canoni aggiornate per il 2023

Concessioni, Gnassi chiede audizione urgente congiunta su intenzioni Governo

 

“Chiediamo e vogliamo chiarezza.  E’ finito il tempo della propaganda, della campagna elettorale e della pacchia, adesso bisogna governare e noi abbiamo intenzione di fare la nostra parte seriamente. Mentre c’è chi ricerca visibilità sui media locali cercando di regalare ancora illusioni e chi fa battute come quella sulle spiagge e i rifiuti che fanno solo danni al Paese, noi in Commissione lavoriamo a una proposta seria e concreta, con tutti gli elementi per farlo sul tema dell’innovazione, della tipicità delle imprese, della considerazione del lavoro e degli investimenti fatti. Basta con le bufale e le balle come l’arrivo di multinazionali a spazzare via tutto, perché basterebbe inserire i giusti correttivi sui numeri di concessioni nell’eventualità del bando per scongiurarle.. E non è più il tempo di insistere su posizioni improbabili quali l’uscita dall’Europa o le solite proroghe delle concessioni che non danno alcuna certezza e non farebbero che spostare in avanti il problema senza entrare nel merito: la realtà è che questo governo sul turismo naviga a vista e in piena confusione, tanto da non aver neanche assegnato la delega al Demanio. Parliamo di un’industria strategica per il Paese, con numeri straordinari, che, partendo dalla ricettività, parlano di 226.855 esercizi alberghieri ed extra-alberghieri con più di 5,2 milioni di posti letto in Italia, dove i soli alberghi sono 32.202 per un totale 2,2 milioni di posti letto”.

Il deputato Dem Andrea Gnassi e i colleghi Piero De Luca e Vincenzo Peluso hanno ricostruito tutti i vari tasselli normativi e non dal 2009 a oggi e hanno presentato richiesta di una audizione congiunta urgente, considerata la trasversalità della materia, del Ministro dell’economia e delle finanze, del Ministro del Turismo e del Ministro delle Politiche europee per chiarire le intenzioni del Governo in merito al futuro delle concessioni demaniali marittime.

“Non si può più perdere tempo: il Governo faccia chiarezza, dia la delega al più presto e vada a trattare seriamente con l’Europa. Lo richiede a gran voce un settore che è uno dei motori del Paese e conta qualcosa come 12.166 concessioni ad uso turistico per un totale di circa 26.700 stabilimenti e un giro d’affari calcolato in oltre 15 miliardi di euro l’anno» conclude Gnassi.