La tassa dell’8 per cento su calciobalilla, biliardi e flipper: chi deve pagare

Entro il 16 marzo 2023 i gestori di locali con apparecchi da intrattenimento senza vincita in denaro dovranno versare all’Erario una tassa dell’8%.

L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha chiarito e fornito le modalità di applicazione e definito le basi imponibili forfettarie su cui calcolare il prelievo attraverso la circolare 6/2023.
In precedenza un emendamento al PNRR del Governo Draghi aveva salvato i calciobalilla, jukebox, freccette e quant’altro da multe ai gestori e dalla tassa ribattezzata Imposta sugli Intrattenimenti (ISI).
L’imposta dell’8% ai biliardi parte da un forfait di 3.800 euro, per i calciobalilla, freccette, pugnometro, calciometro e freccette (non meccaniche) è a 510 euro. Si sale a 540 euro per jukebox e videojukebox. Per i flipper il forfettario ammonta a 1.090 euro, mentre per le ruspe (apparecchi per ‘catturare’ oggetti di vario tipo) l’8% si calcola su una base di 1.630 euro. Infine, per i dondolanti per bambini è fissato a 520 euro.

Il Mef sarà chiamato a fornire, attraverso un proprio decreto, le basi imponibili definitive ma fino ad allora resteranno valide le indicazioni di ADM. La circolare sottolinea che questi beni non sono soggetti ad autorizzazione, verifica tecnica e certificazione ma soltanto al versamento dell’Isi e dell’Iva forfettaria eventualmente connessa. L’imposta dovrà essere versata ogni anno e in un’unica soluzione. lp/AGIMEG

Balneari, Mangialardi (PD): “Centrodestra ha preso in giro migliaia di imprenditori”

“Alla fine tutti i nodi vengono al pettine. Sul tema delle concessioni balneari,  Fratelli d’Italia e Lega hanno investito elettoralmente prendendo i giro migliaia di seri imprenditori, giocando sui loro legittimi timori, ma soprattutto vendendo loro una impossibile uscita dalla direttiva Bolkestein.

Oggi, alla prova del governo, Meloni e Salvini, nel silenzio degli amministratori locali del centrodestra che avevano cavalcato il populismo antieuropeista, non riescono ad andare oltre alla proposta di prorogare di un anno, fino alla fine del 2024, le concessioni. Una scelta sbagliata, inutile e dannosa, che non solo vìola la sentenza del Consiglio di Stato che sottopone alle regole della concorrenza le concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative a partire dal 2023, ma comporterà per l’Italia anche l’apertura di un costosa procedura di infrazione. Purtroppo, la verità è che  il prezzo più alto delle speculazioni politiche di Fratelli d’Italia e Lega rischia di essere pagato dalle imprese”. 

Lo afferma il capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi, che chiama poi in causa anche la giunta regionale.

“All’inizio dello scorso – afferma il capogruppo dem – avevo presentato una mozione in consiglio regionale, poi trasformatain risoluzione e approvata all’unanimità, che impegnava il presidente Acquaroli ad attivarsi nella Conferenza Stato-Regioni affinché il Parlamento giungesse quanto prima a una legge nazionale capace di tutelare il lavoro e gli investimenti di migliaia di piccole imprese a conduzione familiare operanti nel settore balneare dai rischi derivanti dall’applicazione della sentenza del Consiglio di Stato relativa alla direttiva Bolkestein. Nulla è stato fatto,anzi, da allora, l’ex assessore regionale Guido Castelli, anziché affrontare concretamente il problema, ha continuato a sostenere la via cieca del ricorso alla Corte costituzionale contro la sentenza del Consiglio di Stato”.

“Noi non rinunciamo però perseguire questo obiettivo – conclude Mangialardi -, l’unico serio e realmente percorribile. A breve provvederemo a depositare un nuovo atto perimpegnare il presidente Acquaroli ad attivare un tavolo di confronto con le associazioni di categoria, i sindacati dei balneari e i parlamentari marchigiani che abbia come scopo l’elaborazione di un quadro normativo più avanzato da portare in discussione nell’ambito della Conferenza Stato Permanente per i Rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonomedi Trento e Bolzano, che, pur nel rispetto delle normative europee, sia capace di dare solide sicurezze alle imprese balneari tutelando gli investimenti fatti negli anni e i livelli di occupazione. Anche perché, vale sempre la pena ricordarlo, stiamo parlando di ricchezza prodotta nel territorio e che resta nel territorio, a differenza di quanto accadrebbe qualora le future concessioni fossero assegnate a grandi gruppi nazionali e internazionali”.