Capacchione, Sib: “Questione balneare utilizzata a fini strumentali e politici”
Con polveroni e falsità si rischia di distruggere un patrimonio del Paese Continua il clamore mediatico e politico suscitato dalla sentenza del Consiglio di Stato che non ha fatto altro, per l'ennesima volta, che disapplicare la proroga al 2033 della legge cd Centinaio . Il preannuncio della possibile disapplicazione della " miniproroga " di un anno appena varata dal Parlamento è irrituale ma comunque scontata. Una sentenza che già abbiamo tempestivamente commentato e stigmatizzato giorni fa. Si tratta, come detto, di una sentenza " fotocopia " (e non poteva essere diversamente!) di quelle dell'Adunanza plenaria del 9 novembre 2021. Ma accuratamente si nasconde, da parte di tutti, che le sentenze dell'Adunanza plenaria (e di conseguenza anche il principio riaffermato) non sono definitive ma provvisorie. Si ricorda che sono state, infatti, impugnate dal Sib davanti alla Corte di Cassazione a Sezioni Unite per eccesso di giurisdizione avendo invaso una competenza (oltre che del Parlamento) della Corte Costituzionale e della Corte di giustizia dell'Unione europea. Il processo è ancora in corso e la sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite non è scontata. Anzi! Così come è pendente davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione europea il processo sui quesiti posti dal Tar di Lecce sulla validità e le condizioni per l'applicazione della direttiva Bolkestein. Il 20 aprile la decisione. Questo sul " fronte giudiziario" dei balneari tutt'altro che univoco e definitivo e che seguiamo con la dovuta attenzione ed il doveroso impegno. Ma, come abbiamo sempre detto, la questione balneare non potrà essere e non sarà risolta nelle aule giudiziarie (nelle quali siamo stati costretti purtroppo a recarci per difenderci), ma in quelle parlamentari. Come abbiamo sempre detto, spetta al Governo e al Parlamento emanare, con urgenza, una legge di riforma organica della materia che tuteli le aziende attualmente operanti. Come è noto siamo stati scettici sulla miniproroga di un anno perché abbiamo evidenziato (anche in sede di Audizione davanti alle Commissioni competenti del 16 gennaio u.s.) che qualsiasi differimento dei termini previsti dalla Adunanza plenaria del Consiglio di Stato per essere efficace presuppone il ricorso in Corte costituzionale da parte del Parlamento per rivendicare una potestà che le è stata sottratta. Ciononostante è di tutta evidenza che i Comuni non siano in grado di effettuare le gare entro il 31 dicembre del 2023 (data alla quale sono state prorogate le concessioni dal Consiglio di Stato). A tal proposito si chiarisce che la legge Draghi prevede che le concessioni vanno a scadere al 31 dicembre del 2024 qualora i comuni non siano in grado di effettuare la riassegnazione entro il 31 dicembre del 2023 ( art. 3 comma 3 della legge nr.118 del 5 agosto 2022). Si fa presente che i comuni non possono effettuare le gare per riassegnare le concessioni in assenza di una regolamentazione nazionale che ancora deve essere emessa ( art. 4 della legge 5 agosto 2022 nr. 118). Questa facoltà è preclusa alle Regioni per costante e uniforme giurisprudenza costituzionale. Figuriamoci ai Comuni! E questo anche senza…