Diritto di proprietà dei balneari, petizione a Bruxelles

Martedì 24 ottobre in Commissione Petizioni del Parlamento Europeo a Bruxelles si discuterà della tutela dei diritti fondamentali dei cittadini che hanno investito in aziende con diritto di proprietà superficiaria. Quello che il Comitato Petizioni dei Balneari Italiani chiede è la applicazione dell’art 17 della Carta dei Diritti Fondamentali, in fase di riodino della legge sulle concessioni balneari in Italia. Denunciamo la violazione del diritto alla proprietà privata in caso di gare delle concessioni, in quanto le imprese balneari sono aziende private, con sedime su suolo demaniale. La nostra battaglia è per la abolizione dell’articolo 49 del Codice della navigazione, che prevede la perdita del diritto di proprietà privata dei beni al termine della concessione, spogliando di fatto le imprese ed i loro titolari dei loro diritti. La petizione sarà discussa alle ore 15.45, con seduta pubblica che potrà essere seguita in diretta streaming attraverso questo link: https://www.europarl.europa.eu/committees/en/peti/meetings/webstreaming. Marco Deluca fondatore e coordinatore del “Comitato Petizioni Balneari Italiani” fa sapere che sarà presente a Bruxelles affiancato dall’avvocato Ettore Nesi. Deluca con altri colleghi ha già partecipato alle audizioni a Bruxelles nel 2016.
Il Comitato Petizioni lancia un appello e ribadisce l’importanza della presenza degli Europarlamentari Italiani il giorno 24 in Commissione del Parlamento Europeo, a sostegno delle ragioni dei balneari.

Lo stesso giorno inoltre la Cassazione a sezioni unite si pronuncerà sul ricorso proposto da Sib Confcommercio avverso le sentenze della Plenaria del consiglio di Stato che hanno fissato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023.

Federbalneari Italia a Bruxelles il 24 ottobre per sostenere l’impegno del Governo a difesa dell’impresa turistica made in Italy.

Maurelli: “momento molto delicato per il settore, noi grande responsabilità”

Federbalneari Italia sarà in Parlamento Europeo a Bruxelles il 24 ottobre per discutere nel merito la propria petizione che discusse già nel 2015 e fu molto apprezzata dalla Commissione Europea.
Tutto pronto quindi per la delegazione federale guidata dal presidente Marco Maurelli e composta da Giorgio Ardito per il FVG, dall’avv. Domenico Ciccarelli per la Campania e dall’avv. Vincenzo Cellamare.

Sono stati raggiunti importanti traguardi con la nostra petizione che nel 2015, lo ricordiamo bene, ispirò il conseguimento dei titoli pluriennali fino a 20 anni di durata della concessione demaniale in alcune regioni d’Italia e così pure la scrittura delle singole leggi regionali con forte stimolo al rilancio ed alla programmazione degli investimenti nel pieno rispetto delle regole previste dal Codice della Navigazione.

“E’ il momento di concludere il lavoro di ascolto e di atti sin qui avviato dal Governo Meloni – dichiara il presidente FEDEBALNEARI ITALIA Marco Maurelli – attraverso la definizione di un percorso che vogliamo ricercare anche in Commissione UE, frutto di un inevitabile confronto che continuiamo a sostenere per salvare il comparto del turismo balneare italiano da una inesorabile assenza di regole chiare.
Occorre chiedere e pretendere dalla Commissione UE e dal Governo stesso queste regole chiare impedendo il caos dell’offerta turistica italiana, già ampiamente annunciato da Federbalneari Italia e che continuerà a penalizzare il nostro modello turistico se non chiediamo certezze e continuità d’impresa all’Europa unitamente al Governo.
Vogliamo ratificare anche il dato del tavolo interministeriale e lasceremo al Governo ogni iniziativa di confronto con la Commissione UE oltre alla voglia di fare la nostra parte”.

La storia ora è ben diversa, il tempo a disposizione pare sia ormai giunto al termine. Vanno ora consolidati alcuni importanti risultati conseguiti dalla petizione di Federbalneari Italia del 2015. Abbiamo visto ingegnose ingerenze in questi anni da parte dei vari tribunali amministrativi italiani, addirittura sul diritto eurounitario (sic??!) e su presunti “dogmi” sui quali nessun tribunale italiano aveva osato accostarsi per fare valutazioni che sarebbero di esclusiva competenza della Corte di Giustizia UE e di nessun altro.