Avvocato Generale Corte Giustizia: “Spetta allo Stato la valutazione sull’indennizzo”

Di Antonio Capacchione

sono state depositate oggi dall’Avvocato Generale presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea le sue Conclusioni
nella causa pregiudiziale C-598/22 sollevata dal Consiglio di Stato sulla conformità al diritto dell’Unione europea dell’art.
49 del c.d.n. che prevede la devoluzione delle opere senza indennizzo alla scadenza della concessione demaniale.
L’Avvocato generale ritiene che siffatta disposizione non è in contrasto con il Trattato europeo “se la durata della
concessione è sufficiente per l’ammortamento dell’investimento da parte del concessionario” (punto 105).
E che spetta, comunque, allo Stato italiano verificare se l’art. 49 del cdn sia “sufficientemente trasparente per consentire
agli operatori economici di decidere se effettuare investimenti al fine di avviare un’attività imprenditoriale su una
spiaggia italiana” (punto 57) in quanto “se il concessionario conosce in anticipo le norme applicabili, può negoziare un
indennizzo adeguato nel caso in cui l’investimento necessario fosse troppo grande per essere riassorbito nel corso della
concessione” (punto 97).
Non v’è chi non veda che la scelta non solo di investimento ma di vita dei concessionari italiani è stata non solo
condizionata ma fortemente determinata dall’esistenza del cd diritto di insistenza.
In assenza del quale non avrebbero fatto la scelta operata.
Infatti il concessionario italiano fino al 28 dicembre 2009 (data di entrata in vigore della Bolkestein) non ha concordato
con lo Stato alcun indennizzo nell’atto concessorio semplicemente perché ha fatto affidamento nel rinnovo automatico
della concessione medesima.
L’Avvocato Generale ribadisce, inoltre, la possibilità di norme restrittive della concorrenza le quali “non sono vietate se
perseguono un motivo imperativo di interesse pubblico in modo proporzionato” (punto 86).
Anche per tale aspetto spetta allo Stato italiano “verificare se una misura nazionale che limita una delle libertà di mercato
sia effettivamente idonea e necessaria al conseguimento degli obiettivi pubblici dichiarati” (punto 88).
Dopo le Conclusioni dell’Avvocato Generale è attesa, nelle prossime settimane, la sentenza della Corte di Giustizia
dell’Unione Europea.
Vedremo se e come recepirà quanto esposto dall’Avvocato Generale o se, invece, così come chiesto dal Governo Italiano
e dalla Commissione Europea, per problemi processuali, non deciderà nel merito della questione.

Tar, presidente ligure: “concessioni balneari babele di norme”

le concessioni balneari sono un esempio paradigmatico del compito che i giudici amministrativi devono svolgere visto che il legislatore ha un certo attivismo e tende a operare scelte anche molto diverse rispetto al passato. Noi abbiamo il compito di dare un indirizzo all’amministrazione in una babele di norme e decisioni per ragione di una non chiarezza normativa”.

Lo ha detto il presidente del Tar Liguria Giuseppe Caruso a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Sono proprio i contenziosi in tema di concessioni balneari e di appalti pubblici a registrare i numeri tra i più alti di ricorsi.
“Noi abbiamo convenuto necessario individuare e dare la regola iuris per chiarire un quadro che di per sé era già complicato prima e che diventa per certi versi ancora più complicato. Dobbiamo dare un indirizzo all’amministratore, una indicazione che dà loro l’abbrivio per trovare una soluzione per tutte le situazioni successive”. Per il presidente “si sta verificando in alcune materie una produzione normativa eccessiva e non adeguatamente ponderata che introduce elementi difficilmente conciliabili con il quadro normativo preesistente”. Per quanto riguarda i tempi di risposta il Tar della Liguria “funziona bene. Per quanto riguarda le urgenze riusciamo a dare risposte in quattro-cinque mesi. Mentre in generale i tempi di risposta si assestano in un anno e due mesi, in linea con quanto chiede l’Europa”.

Tempi brevi nonostante la carenza di giudici (7 su 10) e personale (da marzo 1 su 5 previsti in organico). Nel 2023 i giudici hanno preso 971 decisioni rispetto alle 1205 dell’anno precedente. I ricorsi pendenti sono passati da 1.444 a 1.299. (Ansa)