Balneari, Confartigianato: “Il blocco degli investimenti penalizza tutto l’indotto”
I pensieri che gravano sui balneari causati dall’incertezza sul come e quando le concessioni demaniali dovranno andare all’asta non è un problema circoscritto a questa categoria, perché c’è un effetto domino che ferisce un’intera filiera. E’ questa la riflessione fatta da Mauro Ciani, segretario generale di Confartigianato, che evidenzia come il disagio che parte dagli stabilimenti arrivi poi “all’intero sistema economico che gravita intorno al nostro turismo e che è in buona parte basato sul lavoro degli artigiani”. E il perché è presto detto.
“Questa continua incertezza ha praticamente bloccato gli investimenti – dice Ciani –. Non si acquistano più ombrelloni, lettini, pedalò, giochi per bambini. E le imprese artigiane che producono questi articoli sono alla canna del gas. Vogliamo poi parlare di tutte le migliorie alle strutture, delle manutenzioni straordinarie, della sostituzione e dell’ammodernamento degli impianti e dello sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili? E questa situazione non è uno scenario futuribile, è una triste realtà, attuale e gravissima, che si percepisce concretamente nel nostro sistema produttivo artigiano. E sono molto preoccupato per le possibili conseguenze di bandi concepiti dai singoli Comuni in modo disomogeneo, senza linee guida uniformi e senza garanzie per il nostro sistema economico. Difatti vorrei sottolineare che, a differenza di quanto certa opinione pubblica crede, o viene indotta a credere, non ci sarà un incremento delle spiagge libere e non si creeranno paradisi gratuiti per la collettività. Semplicemente una spiaggia, che adesso è in concessione a un soggetto, potrebbe andare in concessione a un altro soggetto che offre un progetto migliore. E nessuno dice che tale progetto, oltre a dover poi essere realizzato davvero, avrà dei costi e che questi costi verranno inevitabilmente ribaltati sulla clientela. A questo si aggiunge il rischio che i grandi gruppi economici partecipino direttamente o indirettamente alle evidenze pubbliche, creando di fatto dei monopoli. Tale situazione estrometterebbe sicuramente i piccoli fornitori locali, panificatori, pasticceri, fornitori alimentari, grossisti, manutentori. Si deve poi considerare che le politiche turistiche locali devono nascere dalle scelte locali, non essere imposte dagli interessi speculativi di chi, una volta raggiunto il proprio obiettivo, se ne infischia dell’economia del territorio”.
Bandi a Ostia, Maurelli: “Sospendere questa idea malsana e contra legem”
Gare al 2025 per gli stabilimenti balneari di Ostia. Federbalneari Italia, Maurelli: “Sospendere questa idea malsana e contraria alla legge appena varata dal Parlamento. Forte rischio di caos e instabilità del modello turistico di Roma già per la stagione 2025, a rischio un migliaio di lavoratori del settore. Strutture chiuse è immagine negativa per il Giubileo di Roma a livello internazionale. Ripensare e ragionare a nuovo percorso.”
Il Comune di Roma ha annunciato l’intenzione di avviare bandi transitori per assegnare la gestione degli stabilimenti balneari di Ostia per una stagione, a partire dal 2025. Nonostante la proroga delle concessioni fino al 2027, il Campidoglio punta a una soluzione temporanea basata sulla legge regionale sul turismo 19/2016. Tuttavia, emergono criticità per i tempi ristretti, il rischio di ricorsi legali e la mancanza di incentivi per investimenti significativi in strutture già danneggiate da mareggiate o abbandono.
Sulla questione interviene Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia: “Impostare gare di concessione annuali per gli stabilimenti di Ostia genera forte instabilità nel settore, creando i presupposti per il caos e mettendo a rischio migliaia di lavoratori impiegati nel settore del turismo balneare romano”, dichiara Marco Maurelli, Presidente di Federbalneari Italia, in merito alle notizie di stampa secondo cui, a partire da gennaio 2025, il Comune di Roma avrebbe intenzione di bandire una gara annuale per i 61 concessionari presenti sul litorale ostiense.
“Prima di procedere con le gare, è fondamentale valutare attentamente i rischi reali per le imprese e i lavoratori. Tra l’altro, una simile iniziativa sarebbe in difformità con la legge 166/2024 appena approvata in Parlamento e mancherebbe di un piano di indennizzi per i concessionari uscenti, previsto dalla norma approvata.
Inoltre, senza la definizione dei criteri economici e l’approvazione dei decreti attuativi, previsti entro marzo 2025, non si potrebbero ottenere i benefici economici previsti dalla normativa vigente. Questo rischierebbe di generare un enorme contenzioso, oltre al pericolo di mancati pagamenti dei tributi nei confronti della municipalità e dello Stato proprio perché si rischierebbe il default per le attuali imprese che vi operano”, spiega Maurelli, sottolineando l’importanza di operare in linea con la recente legislazione.
In questo contesto, Federbalneari Italia invita anche la Regione Lazio a prendere una posizione chiara sul tema, al fine di garantire che vi siano delle indicazioni e priorità tali da disciplinare ogni attività da parte dei comuni anche a livello regionale.
“Non va dimenticato, inoltre, il grande potenziale turistico legato al Giubileo di Roma e per il ruolo che il Mare di Roma può rivestire, un evento che rischia di essere seriamente compromesso per un’idea non concertata dall’intera Amministrazione di Roma e mal coordinata.
In assenza di certezze e di un piano turistico adeguato, gli operatori ed i loro competitors non possono effettuare gli investimenti necessari per garantire i servizi turistici verso i consumatori finali”, avverte Maurelli.
Infine, il Presidente di Federbalneari Italia conclude: “Siamo in completo disaccordo con il Comune di Roma anche riguardo al Piano Utilizzo Arenili (PUA), che è ancora in stallo ed attende il parere finale regionale.
Nella sua versione ipotizzata, prevede grandi lotti, difformi naturalmente rispetto a quelli attualmente in concessione e prossimi alla scadenza. Procedendo in questo modo, le nostre aziende sarebbero costrette a chiudere, subendo, oltre al danno, anche la beffa di non poter beneficiare degli indennizzi previsti dalla normativa statale che il Comune di Roma dovrebbe indicare per ogni singola azienda come prevede la norma. Riteniamo si debba poter applicare almeno i principi base della norma e consentire alle imprese di rimanere in funzione alla legge ovvero fino al 2027 o 2028 in molti casi”.
Venezia, spiagge del Lido: Stop alle gare fino al 2027 con la proroga delle concessioni
Il Governo italiano ha deciso di prorogare le concessioni demaniali marittime al 2027, una scelta che avrà un impatto significativo anche sulle spiagge del Lido di Venezia. Tale proroga, confermata dall’assessore comunale al bilancio Michele Zuin, sospende per tre anni l’indizione di gare per il rinnovo delle concessioni, congelando la situazione attuale e garantendo agli operatori esistenti una maggiore stabilità, ma lasciando alcuni nel limbo delle incertezze.
Mentre a Jesolo molte concessioni sono state rinnovate in anticipo rispetto all’intervento governativo, al Lido la situazione resta ferma. I piani di rinnovo decennale avanzati da alcuni gestori in base alla legge regionale 33, così come nuove gare, non saranno processati fino alla scadenza della proroga. Questa decisione coinvolge solo le concessioni ancora in attesa di definizione, mentre alcune strutture già rinnovate, come quelle di “Venezia Spiagge” e degli stabilimenti ex Ciga, proseguiranno regolarmente le loro attività.
Alessandro Rizzo, presidente del Consorzio degli stabilimenti balneari del Lido, ha espresso preoccupazione per il futuro degli investimenti, definendo i tre anni di proroga un periodo di “limbo”. Secondo Rizzo, questo breve orizzonte temporale potrebbe scoraggiare i gestori dall’avviare progetti di modernizzazione e miglioramento delle strutture.
La scelta governativa di rimandare le gare mira a mettere ordine nel complesso panorama normativo legato alla Direttiva Bolkestein, che da anni alimenta tensioni e incertezze nel settore balneare italiano. L’assessore Zuin ha sottolineato che questa decisione permette agli operatori di lavorare con maggiore serenità, pur riconoscendo i limiti che un periodo così breve può imporre ai piani di sviluppo delle imprese.
Molti operatori locali lamentano la mancanza di chiarezza e temono che la proroga al 2027 non basti a risolvere il problema di fondo, ovvero la necessità di un quadro normativo stabile e condiviso. Ad esempio, il Consorzio Alberghi del Lido aveva presentato una domanda di rinnovo ventennale accompagnata da un piano di investimenti rilevante, ma la proroga blocca ogni decisione, alimentando ulteriormente l’incertezza.
Il “congelamento” delle gare per tre anni potrebbe offrire un’occasione per avviare un confronto più ampio tra le parti coinvolte: istituzioni locali, gestori e governo centrale. Tuttavia, senza un piano chiaro per il post-2027, il rischio è che questa proroga rappresenti solo un rinvio di problemi che richiedono soluzioni strutturali.
Questo scenario riflette una delle tante sfide che il settore balneare italiano deve affrontare per coniugare le richieste dell’Unione Europea, la tutela degli operatori locali e la valorizzazione delle coste come patrimonio nazionale.